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Le parolacce di Ruffini non piacciono agli insegnanti, che gli bloccano il collegamento al convegno sul cyberbullismo

L'evento è stato trasmesso in streaming nelle scuole di tutta Italia. Ma a Trieste la diretta è stata interrotta per un quarto d'ora per un dibattito tra alunni e professori sul linguaggio del conduttore toscano

di F. Q.

Ai professori di Trieste non piace il linguaggio colorito di Paolo Ruffini. Era lui il presentatore di “Condivido“, iniziativa promossa da “Parole O_Stili” contro il linguaggio d’odio in rete diffuso lunedì in streaming in diverse città italiane, davanti a studenti delle scuole superiori. “Non fatemi dire parolacce”, ha detto il conduttore toscano dopo che un ragazzo sul palco ne aveva detta una. “Ci sono questi signori in giacca e cravatta che non vogliono dica parolacce, ma mi sembra assurdo non dirle, perché voi le dite e mettere una distanza tra me e voi mi sembra una stronzata”. E infatti non si è proprio censurato: “Chiedo scusa alla suora, al preside e alle istituzioni, al ministro, a tutti, ma fatemi dire le parolacce. Fatemele dire. Posso dire un’altra cosa? La volgarità non è dire cazzo, ma la violenza“.

Questa sua massima però non ha convinto i docenti presenti a Trieste, dove circa 300 ragazzi assistevano in streaming alla manifestazione centrale organizzata a Milano. E infatti anche su richiesta dell’assessore all’Istruzione del Friuli-Venezia Giulia, Loredana Panariti, il collegamento da Milano è stato sospeso per circa un quarto d’ora, durante il quale si è svolto un dibattito fra alunni e professori. Le sue parole “mi sembrano fuori luogo”, ha detto Panariti, perché “se vogliamo fare un passo avanti non possiamo esprimerci in questo modo”. “C’è una relazione tra le parole e gli atti“, ha ricordato. “Non tutte le parole portano agli atti, ma tutti gli atti sono preceduti da parole”, ha ribadito, e si è detta convinta che “anche quest’esperienza farà capire ai nostri ragazzi che le parole sono importanti”. La ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli però ha detto che Ruffini è stato “bravo”. Anche se, quando diceva le parolacce, “io mi tappavo le orecchie”.

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