Cinema

Gennaro Nunziante, lezioni di cinema del regista di Checco Zalone: “Gomorra? Spiace che il mio paese venga raccontato solo e sempre così”

Di fronte a una platea di studenti e appassionati lo sceneggiatore e regista dei film di Checco Zalone, che con soli quattro titoli in nemmeno dieci anni ha racimolato la cifra record di oltre 160 milioni di euro al botteghino, ha illustrato i segreti, i significati e gli intenti di una comicità nata all’insegna del regionalismo e finita per conquistare l’Italia intera. Tra citazioni dotte, riferimenti ad Andreotti e Gomorra, all’eutanasia e ai dogmi progressisti rivela che Cado dalle nubi fu ispirato a Ricomincio da tre di Massimo Troisi

di Davide Turrini

“Cado dalle nubi è nato da Troisi”
“Quando abbiamo iniziato a scrivere Cado dalle nubi con Luca Medici (Checco Zalone ndr) siamo partiti da Ricomincio da tre di Troisi. Massimo andava a Firenze e accettava la paternità, diceva in buona sostanza ‘mi tengo la paternità solo perché ti amo e non dico nulla’. Noi però volevamo sapere di più, perché quella non era a nostro avviso civilizzazione ma colonizzazione a cui non vogliamo pagare dazio. Così è nata l’idea di fare il contrario: il meridionale che va su e civilizza quelli del Nord e non paga dazio a questo passaggio. Purtroppo in questo migrare ci siamo lasciati a casa la cultura popolare e qualcuno ci ha fatto credere che la cultura metropolitana sia meglio di quella contadina: ma manco per il cavolo. In Cado dalle nubi Checco sale e trova il leghista interpretato da Ivano Marescotti, ma è il leghista ad andare in difficoltà”. “Sono cresciuto con Roland Barthes e per questo volevamo raggiungere il grado zero delle cose – ha continuato Nunziante – il compito di un rivoluzionario è fare spazio. Non devi colonizzare i luoghi e dire la propria, ma come diceva Gaber devi ‘buttare un’opinione e poi sparire’ ”.

“Non fare la morale allo spettatore”
“Un film non deve dire troppa roba”, ha spiegato Nunziante. “Un grande pittore è quello che crea un’opera d’arte quando cancella l’idea che gli ha fatto partorire il quadro. Se io riconosco l’idea mi scoccio, perché sembra che chi crea mi stia facendo la morale. Qualcosa tipo ‘adesso ti erudisco io’; ma tu devi essere più leggero possibile. (…) Edgar Morin incolpa la scuola di analisi di aver estrapolato l’anima dai soggetti e aver reso tutto materia di studio. La differenza la farà il vostro pensare, e non il vergognarvi della vostra vita. Quando qualcuno mi diceva prima di Quo Vado?ma voi uscite assieme a Star wars…’, e io rispondevo ‘ma a me che me ne fotte’, ognuno di noi ha un racconto che non è secondo a nessuno e che non è meno interessante di Pulp Fiction di Tarantino”.

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