“Fa uso di droghe e per questo potrebbe fuggire dai domiciliari e reiterare il reato”. È questa la motivazione che ha spinto il pm di Varese Massimo Politi a richiedere il trasferimento in carcere di Flavio Jeanne, il pirata della strada che a settembre ha travolto e ucciso la 17enne Giada Molinaro mentre attraversava in Viale dei Mille e poi è fuggito, fino all’arresto tre giorni dopo. L’istanza è stata rigettata dal gup, che ha invece confermato i domiciliari.
Martedì, in occasione della prima udienza del processo, i compagni di classe di Giada si sono radunati nella piazza del Tribunale di Varese. Hanno steso a terra uno striscione che recitava “Giada, siamo con te! Vogliamo giustizia“. “Siamo qui per stare vicini alla famiglia”, ha spiegato una compagna. “Abbiamo deciso di scrivere lo striscione non per protestare, ma per esprimere solidarietà”. Il processo però è stato rinviato a martedì 28 marzo perché il difensore di Jeanne ha aderito allo sciopero degli avvocati.
In aula erano presenti anche i genitori di Giada, che il mese scorso hanno rifiutato un risarcimento milionario per potersi costituire parte civile al processo. Sperano che Jeanne otterrà il massimo della pena, che già verrà scontata di un terzo per la scelta di rito abbreviato. “Sono d’accordo con la richiesta del pubblico ministero,” ha riferito a VareseNews Pasquale Molinaro, il padre di Giada. “Non stiamo parlando di un errore qualsiasi, ma di un fatto molto grave per cui questo ragazzo si trova da tempo ai domiciliari”.
Intanto la difesa potrebbe richiedere di spostare il processo in un’altra sede, perché il clima attorno alla vicenda è sempre più “caldo”. Gli avvocati difensori hanno già richiesto una scorta per accompagnare Jeanne in aula, motivandola con ragioni di sicurezza e di ordine pubblico.