Ansie per il futuro
Paola Castelli, 61 anni, psicanalista

Paola Castelli aiuta alcuni dei suoi figli grazie a propri soldi. “L’Italia è al palo e le condizioni di vita non fanno che peggiorare”, afferma Paola Castelli Gattinara di Zubiena (Biella). È preoccupata per il suo futuro, ma soprattutto per quello dei figli e dei nipoti. La sessantunenne psicanalista esercita nel suo studio di Roma, nel quartiere San Lorenzo. Rispetto a tanti altri a lei va ancora bene, afferma a inizio del nostro colloquio, quasi come a volersi scusare. Ha sempre abbastanza lavoro, cosa che di questi tempi è tutt’altro che scontato.

Anche l’ambiente di lavoro di Paola è peggiorato a causa della crisi; molti pazienti hanno una disponibilità di denaro minore e per questo motivo vanno meno alle sedute di terapia o non sono in grado di pagare per intero la parcella. Da anni non aumenta la sua tariffa oraria che è sempre ferma a 80 euro, alcuni pazienti pagano 30 euro oppure altri vengono curati gratuitamente. Ciò nonostante Paola lavora più di 40 ore a settimana, le sue entrate sono regolari. Mediamente guadagna 4000 euro al mese, di cui la metà va al fisco. Anche il marito è psicologo e guadagna poco meno di lei. Per gli standard locali possono considerarsi fortunati a disporre di simili entrate. La sua situazione economica è peggiorata nell’ultimo decennio e ciò ovviamente la preoccupa.

La famiglia di Paola rappresenta un caso emblematico per spiegare il declino della classe medio-alta italiana. Discendente di una famiglia nobiliare dell’Italia settentrionale che, benché non ricca, poteva comunque considerarsi benestante. Paola è cresciuta con cinque fratelli nella Roma degli anni Cinquanta e Sessanta; il padre era agronomo, la madre medico. In casa c’era tutto, erano gli anni del boom economico. “Siamo tutti andati all’università e trovato subito lavoro”, racconta Paola, “ma adesso stiamo molto peggio dei nostri genitori”.

“Io e i miei fratelli non possiamo comunque proprio lamentarci se rapportati alla generazione dei nostri figli” aggiunge l’esile signora romana. […]. Cecilia, una dei figli di Paola, è sposata ed è in attesa del secondo bambino; ha 33 anni e ha studiato storia dell’arte. Quando è rimasta incinta del primo figlio è stata messa alla porta dall’università privata per la quale lavorava. Da allora lavora come guida turistica, mentre il marito è architetto e lavora senza un contratto fisso per uno stipendio da fame. Senza l’aiuto dei genitori non riuscirebbero a farcela.

Matteo ha invece studiato finanza e al momento è senza impiego, e a 28 anni vive ancora a casa dai genitori. Per un periodo ha vissuto con degli amici in un appartamento, ma anche questa soluzione si è rivelata troppo cara. Adesso cerca lavoro all’estero come molti dei suoi giovani connazionali. “Ogni anno emigrano in molti, e non perché lo vogliano, ma perché non hanno altra scelta”, dice sfogandosi Paola.

La mancanza di prospettive non la impensierisce soltanto come madre, ma anche come psicologa. Secondo lei molti giovani soffrono di patologie psicologiche collegate alla mancanza di lavoro. A 61 anni desidererebbe lavorare meno, […]. Da libera professionista non avrà pensione, spiega lei. Inoltre la situazione precaria dei figli le incute parecchio timore. “Non hanno un lavoro sicuro, nessuna pensione, niente di niente. Come potranno farcela da soli? Fintanto che ne sarò in grado li aiuterò” […].

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