Se in Niger, Burundi e Mali si viaggia con una media di 6,02 bambini ogni donna, al contrario tra Singapore, Macao e Taiwan si sta sotto la cifra di un bimbo nato ogni signora. Sono i risultati della fertilità media mondiale provenienti dal “The world Factbook” della CIA statunitense 2016 che vedono oltretutto l’Italia al 208esimo posto (1,43), in compagnia di decine di “sterili” stati europei, e vicinissima all’inatteso dato della Cina (182esimo posto, media 1,60) tra le 224 nazioni in cui è suddiviso politicamente il globo terrestre. Ci sono ben pochi indici istituzionali più importanti della fertilità nel determinare il futuro di una nazione. E soprattutto i demografi segnalano da diverso tempo che un paese ha bisogno di una media del tasso di fertilità di due bambini per donna come “replacement fertility”, cioè per fare in modo che le nascite “rimpiazzino” le persone decedute. Vuoi per cause economiche, vuoi per cause culturali, ma su 224 nazioni soltanto 120 rimangono al di sopra di questa media. E’ stato il sito Business Insider a stilare la top ten dei dieci stati che hanno utilizzato strategie, dalle più serie alle più bizzarre, per incentivare le nascite.

Danimarca. Con una media di 1,73 bimbi ogni donna, 166esimo posto, la Danimarca è stata teatro della campagna pubblicitaria più buffa dell’anno passato. La società di viaggi danese Spies Rejser ha inventato un incentivo ingegnoso per spingere le proprie clienti donne a diventare mamme: chi concepisce un figlio durante la vacanze che hanno loro venduto vince uno stock di cibo per i primi tre anni del nascituro.

Allarme natalità, le dieci strategie più inusuali messe in atto dai Paesi dove nascono pochi bambini

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