“Potendo tornare indietro, avrei rifatto quel blitz? Umanamente, dico di no. Col senno di poi immaginerei sicuramente un intervento diverso, con un supporto psicologico presente in casa. Penserei a una soluzione alternativa, ci sto ragionando tutti i giorni. Conoscendo l’esito tragico di quel servizio, adesso dico che era meglio non farlo”. Il generale Renzo Nisi, comandante provinciale della Guardia di finanza di Genova, torna a parlare in un’intervista con il QN- Quotidiano nazionale del suicidio del 16enne di Lavagna cui le Fiamme Gialle avevano trovato dell’hashish. A chiedere l’intervento dei finanzieri era stata la mamma del ragazzino che durante i funerali ha ringraziato la Finanza. 

Il comandante, che era stato in silenzio subito dopo le polemiche per l’intervento dei suoi uomini, ripete che “se un cittadino ci chiede aiuto, dobbiamo aiutarlo nel miglior modo possibile. Nel caso del ragazzino siamo intervenuti con tutte le cautele del caso, predisponendo una squadra speciale per l’occasione, composta da padri di famiglia che sapessero bene come approcciare un giovane. Erano tutti militari in grado di creare un ambiente meno traumatico possibile. Abbiamo fatto in modo che nell’abitazione ci fosse la madre con il compagno”. Il finanziere spiega che durante l’intervento non c’erano stati liti, ma “classico rimprovero da genitori”. Alla domanda sulle dichiarazioni del procuratore dei minori della Liguria, Cristina Maggia, ha detto che bastava una chiamata e avrebbe sconsigliato la perquisizione, l’alto ufficiale risponde: “Non entro in polemica con il procuratore: noi operiamo strada per strada, con la gente e per la gente. Le decisioni vanno prese nell’arco di un attimo e ci appelliamo alla professionalità. Se si giudica in base al risultato, anche la vita di ognuno di noi è da rivedere”. La stessa procuratrice aveva spiegato che l’intervento della Finanza era stato corretto e tutto si era svolto nel pieno rispetto delle regole. “Abbiamo messo in campo la migliore esperienza e rispettato le procedure per tutelare il minorenne. Il risultato non ci ha dato ragione, non siamo tranquilli. Ci sentiamo profondamente colpiti e dispiaciuti –  prosegue nel colloquio con QN – Fare il massimo non è bastato, si può pensare di mettere più forze in campo. Normalmente non si fa, ma nelle perquisizioni casalinghe potrebbe entrare in gioco da prassi lo psicologo”. Una riflessione che aveva fatto anche il procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi.

Alla domanda se c’è una spiegazione al gesto del ragazzo, Nisi dichiara: “Non lo so, me lo sto chiedendo in tutti questi giorni e soprattutto ieri (mercoledì, ndr) al funerale quando ho visto l’enorme partecipazione per l’addio. Quel ragazzo era inserito ovunque, aveva amici, conoscenti, compagni di squadra. Non si spiega, è imponderabile“. Per il generale la scelta dei genitori del sedicenne di rivolgersi alla Finanza è stata opportuna: “La loro scelta è stata giusta, l’esito era imponderabile. Se la gente non si rivolge allo Stato nel momento del bisogno, la società perde il suo valore. In questi giorni ho sentito di tutto, tranne che la fiducia nello Stato. Noi aiutiamo chi ha bisogno”.

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