In costiera sorrentina un avvocato ha cercato di ottenere incarichi ‘spendendosi’ il nome del padre, un magistrato della Corte di Cassazione, ricordando ai potenziali clienti di essere figlio “del giudice che ha condannato Silvio Berlusconi” e che il padre “può dare delle dritte”. Con questo metodo d’approccio ha provato a convincere l’imputato più famoso di quel territorio, che stava spendendo centinaia di migliaia di euro in spese legali, a firmargli un mandato di difensore: il comandante Francesco Schettino, di Meta di Sorrento, condannato in appello a 16 anni per il naufragio della Costa Concordia. L’avvocato che sottolineando di essere “figlio di” avvicinò Schettino, in un momento in cui questi era ancora sotto processo di primo grado a Grosseto, si chiama Dario D’Isa ed è indagato dalla Procura di Torre Annunziata per altre vicende di usura e per millantato credito. Il padre, Claudio D’Isa, effettivamente fu uno dei componenti del collegio di Cassazione presieduto da Antonio Esposito che inflisse 4 anni per frode fiscale a Berlusconi, la sentenza definitiva che per ora lo ha cancellato dal Parlamento e dalla possibilità di ricandidarsi a premier. Ma il giudice D’Isa era all’oscuro dell’uso che il figlio avvocato faceva del suo nome, ed è quindi vittima del millantato credito.

L’avviso concluso indagini notificato a D’Isa jr riguarda una parcella di 7000 euro ricevuta da Vincenzo Donnarumma, un albergatore di Agerola, per un ricorso in Cassazione sul quale pendeva il rischio di incarcerazione del fratello, accusato di abusi edilizi reiterati. Con l’avviso la Procura ha messo a disposizione gli atti dell’inchiesta. E’ così emerso anche il contatto tra l’avvocato figlio del giudice e Schettino, mediato da un conoscente comune. Secondo la nota firmata dal comandante dei carabinieri di Piano di Sorrento Daniele Martini, un paio di intercettazioni di D’Isa e le sommarie informazioni testimoniali rese da Schettino qualificherebbero l’incontro tra i due come un “tentato raggiro” ai danni del comandante della Concordia (che non abboccò). Il pm Silvio Pavia ha ritenuto diversamente, non contestando l’episodio tra i capi di imputazione.

Episodio che però merita di essere raccontato. I carabinieri lo scoprono ascoltando una conversazione del 23 ottobre 2013 tra D’Isa e un amico, N.D.S.. “Senti – dice l’avvocato – poi agg ‘ncatastat a Schettino, agg mis rint’ a n’angolo, l’agg mis… (ride) gli ho detto sono l’avvocato del dottor N.D.S., qua e là, gli ho spiegato tutta la situazione, poi mi chiama vengo allo studio…”.

L’argomento ‘Schettino’ tra i due viene riaffrontato tre giorni dopo: si sente N.D.S. in ambientale urlare ‘comandante, quando scendete vi fermate qua… scusa Dario, un attimo…”. Quando Schettino si allontana i due confabulano al cellulare.

N.D. S. Dario, è venuto Schettino

D’Isa jr.: E che dice?

N.D.S. Ha domandato, gli ho detto quello l’avvocato è di casa qua, mangia con noi, gli ho detto ‘ma avete capito chi è il padre dell’avvocato’. No, chi è? Gli ho detto così, così… ma tu che stai dicendo? Eh, gli ho detto io, voi state cacciando solo soldi, state a 120.000 euro… 120.000 euro già, Dario!!!

D’Isa: Ah?

N. D. S.: 120.000 euro già di avvocati, dopo viene qua più tardi…

D’Isa: vai, vai, vai, lavora su questo, io sto ancora allo studio, lavora su questo, lavora su questo che è importantissimo…

Otto mesi dopo, il 5 giugno 2014, quando i traffici di D’Isa junior sono di dominio pubblico grazie a una inchiesta de ‘Il Fatto Quotidiano’, i carabinieri convocano Schettino in caserma come testimone. Il comandante spiega come andarono le cose: “Venni avvicinato da N.D.S, mi raggiunse e mi disse che avrebbe dovuto presentarmi il suo avvocato, un certo D’Isa. Venimmo affiancati da un uomo con lo scooter che si presentò come l’avvocato Dario D’Isa, e mi disse che avrebbe voluto difendermi nel processo di Grosseto”. Con quali argomenti? “Mi disse che in primo grado era importante che si chiarissero bene le cose perché il mio è un processo molto tecnico e che suo padre, che mi disse essere uno dei giudici di Cassazione che aveva condannato Berlusconi, ci avrebbe potuto dare delle dritte su come individuare i capi d’accusa”. D’Isa jr. gli diede il numero di telefono ma Schettino non lo ho mai chiamato, ed è andato incontro alle sue condanne difeso da altri avvocati.

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