Justin Trudeau

trudeauSi chiama Justin, è bello, canadese e fa impazzire mezzo mondo. No, non è Bieber, ma il primo ministro dei cugini più mansueti degli statunitensi. Trudeau ha conquistato tutti grazie a una attitudine pop che rischia di contare molto più delle posizioni politiche. È l’erede naturale di Barack Obama, con la differenza che il Canada divide molto meno degli Usa e dunque il gradimento raggiunge vette addirittura più elevate. Eletto alla fine del 2015, in questo anno che si sta per concludere Trudeau si è trasformato in una icona pop senza precedenti per la politica canadese, abituata a premier decisamente più grigi e impiegatizi. È l’onda lunga obamiana che è arrivata con deciso ritardo sul fronte canadese del Nord America, un momento d’oro che peraltro sembra destinato a durare. Trudeau è bravissimo nel raccogliere consenso, sa muoversi alla grande tra attenzione mediatica e occasioni d’oro per risultare il più figo tra i fighi. È un Matteo Renzi che ce l’ha fatta, diciamo la verità, perché non è solo un wannabe, ma un signore dotato di un carisma naturale che gli permette di trasformare in oro tutto ciò che tocca. Poche settimane fa, una ricerca indicava che il 64% dei canadesi, a un anno dalle elezioni, approva i risultati del suo governo (il 78% dei giovani tra i 18 e i 34 anni). E la cosa incredibile è che Trudeau non tenta di accontentare tutti, ma si schiera con coraggio (a volte persino con spregiudicatezza) su temi spinosi che altrove sarebbero divisi assai e polarizzerebbero l’opinione pubblica.

Donald Trump

Verso la presidenza - Il repubblicano Donald Trump - AnsaIl 20 gennaio 2017 giurerà come prossimo presidente degli Stati Uniti. Solo pochi mesi fa nessuno ci avrebbe scommesso un nichelino, eppure l’arancione Trump ha sbaragliato Hillary Clinton e, con lei, le granitiche convinzioni politically correct di tutta la stampa che conta, dei commentatori politici, dell’intelligentsia liberal di mezzo mondo. Irritante, volgare, populista, Donald Trump è tutto quello che non dovrebbe essere l’uomo più potente della Terra. Eppure ha vinto, ha conquistato l’America profonda, ne ha titillato gli istinti più reconditi, dimostrando che tutto il mondo è “paese reale” e che l’avanzata del populismo è una questione serissima in ogni angolo dell’Occidente. Gaffeur come nemmeno Berlusconi ai tempi d’oro, il prossimo inquilino della Casa Bianca piace agli americani perché in fondo è come loro, rappresenta al meglio l’americano medio e la sua ignoranza crassa su tutto ciò che non riguarda l’orticello di casa. Ci ripetiamo da tempo immemore che gli Stati Uniti sono cosa molto diversa da New York e Los Angeles, eppure non siamo riusciti a capire le potenzialità enormi della candidatura di un uomo come Trump. Ecco perché Time lo ha scelto come persona dell’anno: perché semplicemente ha dato una sveglia clamorosa alle illusorie convinzioni di chi crede di poter spiegare tutto secondo chiavi di lettura che nel mondo vero, nella vita quotidiana, non hanno alcun senso.

Fabio Rovazzi

rovazzi-quadraNon c’è dubbio alcuno che il personaggio italiano dell’anno sia lui. La scelta non deve fare inorridire nessuno, signori, perché la realtà è questa e voi non potete farci nulla. Senza essere un cantante, in pochi mesi ha piazzato due hit senza precedenti nel moribondo panorama discografico italiano, e lo ha fatto a modo suo, senza prendersi sul serio, senza atteggiarsi al grande artista che non è. Quello che Fabio Rovazzi sa fare alla perfezione, piuttosto, è diffondere il brand, piazzarlo ovunque, “vendersi” (e che male c’è, di questi tempi?) e fare cassa sfruttando un fenomeno clamoroso che non si sa quanto durerà ancora e dunque va cavalcato come Dio comanda. I suoi “tormentoni” sono tutt’altro che sciocchi. Fa comodo derubricarli come prodotti del nulla cosmico che, sempre secondo gli intellettualoni che poi non capiscono come gira il mondo, attanaglia le nuove generazioni. Quello che non si riesce proprio a capire, però, è che Fabio Rovazzi non sta facendo altro che “trollarci” tutti, stuzzicando con sadica ironia i nervi scoperti di una società che continua a prendersi troppo sul serio.

Leonardo DiCaprio

Leonardo DiCaprioCe l’ha fatta, il bel Leo: l’Oscar è arrivato per The Revenant (anche se lo avrebbe meritato molto di più in altre occasioni) e il cruccio più gravoso della sua esistenza finalmente può essere archiviato. Ma la statuetta è solo la punta dell’iceberg (ci perdonino i fan di Titanic) di un’annata vissuta alla grande, con un impegno ambientalista che sta occupando sempre più spazio nella sua vita. Tra cambiamenti climatici e tigri, Leo si spende, si espone, gira il mondo, incontra i leader globali e prova a sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema che condizionerà la vita delle future generazioni. Quest’anno ha prodotto anche Before the Flood, documentario sul climate change che lo vede protagonista e che secondo molti critici è una grande opera di divulgazione e di impegno politico, mica una bizza di una star hollywoodiana. Leonardo DiCaprio è ormai molto più di un attore cinematografico. È un opinion leader, è un influencer nel senso più alto del termine. Sposta le priorità dell’agenda mediatica del mondo, usa la propria enorme popolarità per sostenere cause nobili e imprescindibili.

Enrico Mentana

mentana675Con le sue lunghissime maratone televisive è diventato un personaggio cult, oltre che il giornalista tv più famoso e apprezzato d’Italia. C’è un evento politico da seguire in Italia o all’estero? Bene, Chicco Mentana è già pronto in studio a condurre le danze per quattro, cinque, otto o dieci ore. Si diverte e si vede, piazza le solite battute sferzanti alle quali non sa proprio rinunciare, stuzzica gli inviati Sardoni e Celata (che sul web ormai sono leggenda). Sia chiaro: il fenomeno Mentana è tutt’altro che una macchietta, perché insieme alle battute e ai siparietti con gli ospiti c’è tantissima ciccia giornalistica. Nessuno racconta la politica in tv come fa lui, nessuno può godere della stessa autorevolezza e di una equidistanza universalmente riconosciuta. Certo, ha la fortuna di lavorare a La7, dove il palinsesto è facilmente modificabile a suo piacimento, ma è La7 a dover ringraziare Mentana, non certo il contrario. E se non vi basta il protagonismo televisivo conquistato a colpi di notti insonni con Damilano e Cazzullo, ecco che spunta anche il Mentana novello Morandi sul web. Ma se il cantante emiliano cerca sempre di essere conciliante, di ammansire con ironia i commentatori, Mentana li sferza, li prende a scudisciate, li mette di fronte alla loro innegabile ignoranza. Non è un caso se proprio il direttore del TgLa7 ha inventato il termine “webeti” per indicare i tanti, troppi cervelli in libera uscita su Internet.

L’UOMO DELL’ANNO

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FQMagazine awards 2016, vota per le cinque categorie: donna e uomo dell’anno, miglior serie tv, migliore e peggiore programma tv

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