Si fanno più stretti i rapporti fra il generale libico Khalifa Haftar, arrivato domenica scorsa a Mosca, e il Cremlino. Il capo militare, alla guida delle forze legate al parlamento di Tobruk, è arrivato nella capitale russa per una visita “ufficiale” ed è stato ricevuto dal capo della diplomazia russa Sergei Lavrov, il ministro della Difesa, Sergei Shoigu, e – secondo alcune fonti – dal consigliere per la Sicurezza nazionale Nikolai Patrushev. Se per alcuni media al centro dei colloqui ci sarebbe stata la proposta russa per l’apertura di una base militare a Benghazi (dove le milizie di Haftar controllano una vasta porzione di territorio), l’incontro è la cartina al tornasole dell’interesse russo per le vicende libiche e l’occasione per muovere un’altra pedina nel delicato scacchiere del Mediterraneo.

“Ci viene chiesto da iracheni e libici di altri Paesi: vi unirete alla lotta contro i terroristi nel nostro territorio? Noi rispondiamo: finora non abbiamo ricevuto richieste ufficiali da voi. Se queste arriveranno, allora il nostro governo le prenderà attentamente in considerazione”. Lo diceva il vice ministro degli Esteri russo Mikhail Bogdanov il 26 ottobre, rivolgendosi a Sochi ai partecipanti al Valdai International Discussion Club. Di richieste ufficiali finora non si è avuta notizia, ma i rapporti tra il Cremlino e una delle due parti in causa nella quinquennale vicenda libica si sono fatti più stretti.

Tanti i punti sul tavolo tra Mosca e il capo militare dello schieramento di Tobruk, il cui parlamento non ha mai riconosciuto il governo di unità nazionale guidato da Fayez Al Serraj e patrocinato dall’Onu. Il primo è l’embargo sulle armi in Libia che “la Russia rispetta”, ha detto il generale libico, intervistato da Sputnik, sito internet punta di diamante dell’informazione russa in Occidente. Ma se verrà revocato come Tobruk vorrebbe, l’Esercito nazionale libico potrebbe chiedere “l’assistenza di esperti russi”.

“Molti dei nostri esperti militari hanno studiato in Russia. Ma in futuro, quando verrà revocato l’embargo sulle armi e inizieranno le forniture di armi più moderne, avremo bisogno di esperti di armi russe per l’addestramento militare”, ha sottolineato nell’intervista Haftar, affermando che non chiederà forniture belliche alla Russia in violazione delle sanzioni. Perché “non vogliamo creare problemi ai nostri amici russi”, ha rassicurato il generale che apprezza “l’interesse” di Mosca “alla stabilizzazione” della Libia. Un interesse parallelo a quello degli Stati Uniti e dei Paesi europei che negli ultimi mesi hanno incrementato gli sforzi militari per liberare l’area di Sirte da gruppi affiliati allo Stato Islamico.

Nell’intervista con Sputnik, Haftar ha concluso non escludendo un possibile ruolo per le società russe nel ripristino delle infrastrutture libiche. “Ci sono società russe attive in diversi settori. Potrebbero contribuire al ripristino delle infrastrutture, intervenire con investimenti e per lo sviluppo dei giacimenti petroliferi – ha aggiunto il generale, che gode del sostegno di Egitto ed Emirati -, tutto questo sarebbe di aiuto per l’economia libica e per rafforzare le relazioni tra i Paesi”. Un auspicio accolto dal ministro degli esteri russo che, in una nota diffusa dopo l’incontro, ha sottolineato “l’importanza del dialogo intra-libico” e confermato la disponibilità a “facilitare uno sviluppo positivo del processo politico attraverso contatti con i leader di diverse forze politiche libiche”.

“Mosca sta cercando di rafforzare il suo ruolo, in vista della fase successiva” A dirlo è una fonte vicina al Consiglio di politica estera e difesa, interpellata dal quotidiano panarabo Al Hayath, con base a Londra. “In quel momento – spiega la fonte – ci sarà forte concorrenza per l’influenza nel Mediterraneo”. La Russia ritiene necessario “ridurre l’embargo internazionale sulla fornitura di armi alla Libia per sostenere la lotta contro il terrorismo negli sforzi di questo paese”, continua l’anonimo parlando con il quotidiano. Concludendo che “l’approccio russo ha il sostegno di importanti attori regionali”. Il quotidiano panarabo sottolinea anche le indiscrezioni, apparse sui media russi, su una proposta fatta dal Cremlino ad Haftar per la costruzione di una base russa nei territori sotto il controllo di Tobruk.

Secondo Debkafile, sito web vicino all’intelligence israeliana, Mosca punta a costruire a Benghazi una struttura gemellata con quella aerea russa di Hmeimim, a Latakia, in Siria. “Putin – secondo Debkafile – offre ad Haftar caccia a reazione, elicotteri d’attacco, mezzi corazzati e missili assortiti, nonché il supporto aereo per la lotta contro lo Stato islamico”.

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