Bruxelles sceglie ancora una volta la strada della diplomazia e, a 20 giorni dal referendum costituzionale, regala altro tempo a Roma. Mercoledì la Commissione, nella sua opinione sulla legge di Bilancio di Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan, ha infatti messo nero su bianco che la manovra è a “rischio di inadempienza con i requisiti per il 2017 previsti dal patto di stabilità” e “potrebbe risultare in una deviazione significativa dal percorso di aggiustamento verso l’obiettivo di medio termine. Infatti il disavanzo strutturale è in aumento (1,6% nel 2016, 2,2% nel 2017) anziché diminuire come promesso la scorsa primavera per ottenere il via libera alla precedente legge di Stabilità. Identico ammonimento è stato indirizzato a Belgio, Cipro, Lituania, Slovenia e Finlandia. La deviazione dell’Italia vale lo 0,3% del pil, cioè circa 5 miliardi. Tuttavia l’esecutivo Ue ha annunciato che “presenterà le sue conclusioni delle revisioni approfondite nell’ambito dei suoi Country Report annuali nella prima parte del 2017”. A valle, dunque, della consultazione cruciale per il premier, che intanto continua a fare la voce grossa contro le istituzioni comunitarie per recuperare consensi. Ma da Bruxelles è arrivato anche un altro assist: la raccomandazione a tutti i Paesi dell’Eurozona di adottare da ora in poi una “politica espansiva” per stimolare la crescita. Basta austerity, insomma.

Nessuna censura ufficiale sull’ammontare delle spese per sisma e migranti – L’Italia e Cipro hanno “differenziali più ampi” sul deficit del previsto rispetto ad altri Paesi, ha spiegato il vice presidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis in conferenza stampa, ma “per l’Italia ci sono i costi associati al terremoto“, con i suoi effetti “molto seri e drammatici” e quelli della “gestione dell’immigrazione” e “prenderemo questo in considerazione”. Nessuna censura ufficiale, dunque, sulle spese eccezionali” rivendicate dall’Italia, nonostante il presidente della Commissione Jean Claude Juncker le abbia giudicate eccessive rispetto ai costi effettivamente sostenuti. Anzi, la Commissione è “pronta a considerare una deviazione ulteriore nel 2017” mentre “per gli anni successivi solo variazioni incrementali nell’impiego di risorse allocate saranno considerate idonee per ulteriori deviazioni temporanee” e “la valutazione della Commissione richiederà alle autorità italiane i dati ex-ante ed ex-post”.

“Uniamo credibilità e intelligenza per resistere alle tentazioni populiste” – Sulla stessa linea il commissario Ue agli affari economici Pierre Moscovici, che ha spiegato: “Per l’Italia il gap è più ampio” rispetto agli impegni richiesti ma “una parte significativa della deviazione” di bilancio “è associata ai costi del sisma e alla gestione dei flussi migratori” e “ne terremo conto”. “Restiamo in un margine di credibilità e di intelligenza“, ha chiosato poi, sottolineando che “sposare le due penso sia utile” in questo momento per “resistere alle tentazioni populiste” che emergono dai due lati dell’Atlantico. La vittoria di Trump negli Usa e i consensi raccolti dai movimenti populisti in molti Paesi europei consigliano insomma di non mettere in ulteriore difficoltà il governo italiano. Che comunque è “invitato” a “prendere le necessarie misure all’interno del processo della legge di Bilancio per assicurarsi che il bilancio 2017 rispetti il Patto di stabilità e crescita”, considerato anche che “senza la concessione della flessibilità dello 0,75% del pil grazie alla clausola delle riforme strutturali e degli investimenti, la Commissione indicherebbe un rischio di deviazione significativa al percorso di aggiustamento verso gli obiettivi di bilancio di medio termine già nel 2016″.

Per quanto riguarda invece il debito, che continua a salire in rapporto al pil, “per il Belgio e l’Italia, che sono attualmente nel braccio preventivo del patto, la Commissione tornerà a breve con un rapporto sul rispetto della regola del debito“.

La Commissione: “Ora servono politiche fiscali espansive” – Al tempo stesso del resto la Commissione imbocca la svolta anti austerity tanto auspicata dall’Italia quanto osteggiata dalla Germania: per la prima volta infatti raccomanda una politica espansiva per l’insieme dell’Eurozona, fissando per il 2017 un obiettivo di espansione fiscale fino allo 0,5% del pil dell’area della moneta unica. La squadra di Juncker, nel documento intitolato Towards a positive fiscal stance for the euro area, indica tre modalità che “devono” essere seguite dagli Stati membri, divisi in altrettante fasce: quelli che “sopravanzano i loro obiettivi di bilancio” quindi dovranno usare il surplus “a sostegno della domanda interna e per investimenti anche transfrontalieri nell’ambito Efsi”, il Fondo europeo per gli investimenti strategici creato nell’ambito del piano Juncker. “La ripresa non sta ancora accelerando e c’è ancora una significativa capacità di lavoro e capitale inutilizzata”, si legge nella comunicazione della Commissione. Di qui la necessità di una “espansione fiscale”, cioè meno tasse o più spesa pubblica. La portata ottimale è quantificata nello 0,5% del pil dell’Eurozona perché un allentamento maggiore potrebbe “surriscaldare” le economie di alcuni stati membri e confliggere con l’obiettivo di preservare la stabilità dei bilanci pubblici.

Germania sotto osservazione per il “grandissimo e crescente” surplus esterno – Il risultato della nuova impostazione è che anche Berlino, insieme a Roma e ad altre 11 capitali, sarà monitorata per squilibri eccessivi dalla Commissione europea che presenterà ad inizio 2017 le conclusioni del suo ‘rapporto approfondito‘. Per la Germania la Commissione europea “trova utile, anche tenendo in conto l’identificazione di uno squilibrio a marzo scorso, esaminare ulteriormente la persistenza di squilibri o la loro liquidazione”, si legge nel rapporto del meccanismo di allerta (Amr) 2017 che segnala “questioni relative al grandissimo e crescente surplus esterno e sulla forte dipendenza dalla domanda esterna, che mostrano rischi per la crescita e sottolineano la necessità di continuare il ribilanciamento verso fonti domestiche”. A dire il vero anche l’anno scorso la Germania era stata inserita tra i Paesi sotto controllo per il suo surplus, ma alla fine dell’analisi il suo squilibrio non era stato considerato ‘eccessivo’, a differenza di quello italiano per cui il monitoraggio era proseguito.

Ma per l’Italia “perdite nell’export, competitività in stallo e sistema bancario vulnerabile” – Ovviamente sullo sfondo restano molti dubbi sulle prospettive dell’economia italiana. Nella pagina sulla Penisola del Rapporto della Commissione si legge infatti che “le perdite nell’export restano sostanziali” e “la performance esterna e la competitività dei costi soffrono a causa di una ridotta crescita della competitività del lavoro, nonostante una contenuta crescita dei salari ed il deprezzamento del tasso effettivo di cambio“. E “la debole ripresa economica, la bassa inflazione e la politica di bilancio espansiva ritardano la riduzione dell’altissimo debito pubblico e dei rischi ad esso collegati”. Per quanto riguarda il sistema bancario, “la bassa redditività e l’alto stock di crediti deteriorati lo rendono sempre più vulnerabile e ostacolano la capacità delle banche di sostenere l’economia”. In particolare “la cattiva allocazione di capitale associata all’alto stock di sofferenze contribuiscono alla bassa crescita della produttività” ed “i bassi volumi di credito sono associati al ridotto livello degli investimenti“.

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