“L’Italia non cessa di attaccare la Commissione, a torto, ma questo non sortisce i risultati sperati”. E “non può più dire, e se lo si vuole dire lo si può fare ma me ne frego in realtà, che le politiche di austerità sarebbero state continuate da questa Commissione come erano state messe in atto in precedenza”. Il presidente dell’esecutivo comunitario Jean Claude Juncker respinge gli attacchi del premier italiano Matteo Renzi, ricordando che Roma “ci aveva promesso di arrivare a un deficit dell’1,7% nel 2017 e ora ci propone un deficit del 2,4% a causa dei terremoti e dei rifugiati, mentre il costo si riduce allo 0,1%”. I numeri in realtà non sono proprio quelli (bensì rispettivamente 1,8 e 2,3%, come chiarito in serata da una portavoce Ue) ma l’oggetto del contendere è chiaro: da un lato l’Italia chiede di aumentare il disavanzo dello 0,4%, pari a 6,4 miliardi di euro, giustificandosi con le “spese eccezionali” legate a sisma e migranti, dall’altro il Documento programmatico e la legge di Bilancio mostrano che le spese effettive per le due “emergenze” sono molto inferiori rispetto alle cifre rivendicate. Tra l’altro per la ricostruzione post terremoto sono a disposizione fino a 354 milioni a valere sul Fondo di solidarietà Ue, ma Palazzo Chigi non ne ha ancora fatto richiesta.

Il presidente del Consiglio ha risposto a stretto giro evocando, come sempre, la “stabilità delle scuole” contrapposta alla stabilità dei bilanci: “Juncker dice che faccio polemica. Noi non facciamo polemica, non guardiamo in faccia nessuno. Perché una cosa è il rispetto delle regole, altro è che queste regole possano andare contro la stabilità delle scuole dei nostri figli. Si può discutere di investimenti per il futuro ma sull’edilizia scolastica non c’è possibilità di bloccarci”. Per quanto riguarda i migranti, poi, “se i funzionari di Bruxelles vogliono che spendiamo meno”, facciano in modo che si “rispettino gli impegni presi e vedranno che il bilancio dell’Italia migliorerà”. Ma intanto da Roma anche l’Ufficio parlamentare di bilancio, cioè l’autorità indipendente chiamata a verificare le previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica del governo, ha espresso dubbi sulla possibilità che Bruxelles possa dire sì all’esclusione di quelle spese dal calcolo del deficit. Le trattative continuano: il commissario europeo agli Affari economici e finanziari Pierre Moscovici ha annunciato che a margine dell’Eurogruppo in corso a Bruxelles avrebbe incontrato in bilaterale il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan “per la quindicesima o sedicesima volta”, perché “c’è ancora del lavoro da fare” per avvicinare le posizioni sulle cifre previste per la manovra per il 2017″.

Juncker: “Italia ha gonfiato i costi per sisma e migranti” – Parlando alla riunione dell’associazione del sindacato europeo (Etuc) Juncker ha ricordato ancora una volta che “l’Italia oggi, nel 2016, può spendere 19 miliardi in più, che non avrebbe potuto spendere se non avessi riformato il Patto di stabilità nel senso della flessibilità indicato”. E ancora: “Sono del parere che la saggezza vuole che teniamo in conto i costi del terremoto e dei rifugiati, come è vero anche per la Grecia, in Italia. Ma i costi aggiuntivi delle politiche dedicate alle migrazioni e al terremoto in Italia sono lo 0,1% del Pil, mentre l’Italia ci aveva promesso di arrivare ad un deficit dell’1,7% nel 2017 ed ora ci propone un deficit del 2,4% in ragione del terremoto e dei rifugiati, quando i costi sono dello 0,1%”. In serata è arrivata poi una mezza marcia indietro: una portavoce della Commissione ha detto che si trattava di “una parte del discorso improvvisata“, non preparata in precedenza, e “il presidente ha chiarito i dati più avanti nel corso del suo discorso”: il deficit concordato era all’1,8%, quello proposto ora da Roma è pari al 2,3% del pil.

E l’Upb conferma i dubbi: “Difficile considerare eccezionale il piano antisismico. E per i rifugiati chiediamo di riconoscere l’incremento di spesa rispetto al 2011-2013” – Gli stessi dubbi di Juncker, del resto, ce li ha anche il presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, Giuseppe Pisauro. “Allo stato delle informazioni attuali, non è possibile prevedere quale sarà l’esito delle decisioni della Commissione europea”, ha spiegato in audizione sulla manovra. Infatti “vi sono alcune difficoltà nel collocare un piano straordinario di prevenzione antisismico in un quadro di eccezionalità ai fini delle regole europee. Lo spazio richiesto (0,2 punti percentuali di pil) non comprende solo nuove risorse, ma anche l’impatto sui conti di misure adottate negli scorsi esercizi (già presenti nel bilancio a legislazione vigente) legate a più generali finalità di ristrutturazione del patrimonio immobiliare e all’efficienza energetica. Inoltre, la richiesta di esclusione per il solo 2017 non sembrerebbe coerente con la dimensione necessariamente pluriennale di un eventuale piano di prevenzione sismica”. Quanto alle spese per i migranti, “già l’anno scorso la Commissione ha riconosciuto che si tratta di un evento eccezionale. Sull’evento non ci sono dubbi, i dubbi sono sulla spesa”. Ma “nel documento italiano si chiede di riconoscere non l’incremento di spesa rispetto al periodo precedente ma rispetto al periodo 2011-2013. Questo fa una enorme differenza. Se prendiamo la differenza tra il 2016 e il 2017 è molto più modesta”.

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