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‘Ndrangheta, Regione Calabria non va al processo. E perde il risarcimento

Nessun legale dell'ente, che pure si era costituito parte civile, si è presentato davanti al gup di Catanzaro nel procedimento contro presunti esponenti del clan Grande Aracri. Perso il diritto a ottenere una provvisionale, che per Libera è stata fissata in 25mila euro. L'avvocatura: "Pratica affidata a un legale esterno, se non ha provveduto ci tuteleremo nei suoi confronti"

La Regione Calabria non si presenta in aula e il giudice per le udienze preliminari Carlo Saverio Ferraro esclude l’Ente, guidato dal governatore Mario Oliverio (Pd), dal risarcimento dei danni al termine del processo “Kyterion” che nei giorni scorsi ha portato alla condanna a 30 anni di carcere per il boss Nicolino Grande Aracri giudicato colpevole dell’omicidio, avvenuto nel maggio 2004, del capo cosca rivale Antonio Dragone. Un delitto per il quale sono stati inflitti 24 anni di reclusione anche al fratello del boss, Ernesto Grande Aracri e al capo società di San Mauro Marchesato, Angelo Greco.

Ma il processo “Kyterion”, parallelo all’inchiesta “Aemilia”, ha consentito alla Dda di Catanzaro di aprire uno squarcio su tutte le attività della cosca Grande Aracri. Sono 25 (su 28 complessivi), infatti, gli imputati condannati dal gup Ferraro che ha riconosciuto una provvisionale di 25mila euro a Libera. Solo gli avvocati della rete di associazioni antimafia di don Luigi Ciotti, infatti, si sono presentati in aula alla fine del procedimento e hanno depositato le loro memorie conclusionali. Se ciò non fosse avvenuto, ai sensi dell’articolo 82 del codice di procedura penale, la parte civile (anche se ammessa all’inizio dell’udienza preliminare o del dibattimento) sarebbe stata revocata, perdendo così il diritto al risarcimento. Come è stato, in sostanza, per la Regione Calabria.

Tecnicismi e imprevisti che non dovrebbero capitare. Soprattutto in uno dei più importanti processi alla ‘ndrangheta di Crotone. La stessa ‘ndrangheta che ha infiltrato l’Emilia Romagna dove è in corso il processo “Aemilia”, sempre contro la cosca Grande Aracri. La stessa ‘ndrangheta che la Regione Calabria dice di voler combattere, come ha fatto non più di venti giorni fa quando ha organizzato la marcia del 21 ottobre a Reggio Calabria per manifestare la solidarietà alla ragazzina tredicenne violentata dal branco della cosca Iamonte.

Ecco perché i tecnicismi e gli imprevisti adesso cedono il passo all’imbarazzo di una Regione che combatte la ‘ndrangheta “a parole” se poi non si presenta in aula e non guarda in faccia i boss di una cosca che ha – scrivono i pm – “collegamenti e vincoli con altri gruppi autonomamente operanti nel territorio di Crotone, in Emilia Romagna e altri luoghi del nord Italia e diretta influenza, anche decisionale, sulle locali e ‘ndrine di ‘ndrangheta operanti nell’area geografica compresa tra Vibo Valentia e Crotone, fino alla provincia di Cosenza, attraverso la fascia ionica della provincia di Catanzaro”.

“Non credo ci sia omissione da parte dell’Avvocatura, né tantomeno alcuna violazione”, è la difesa della Regione Calabria per bocca del coordinatore dell’ufficio, l’avvocato Gianclaudio Testa, secondo cui “l’Ente si è regolarmente costituito. Del processo ‘Kyterion’ esistono due procedimenti, uno con il rito ordinario a Crotone, ancora in corso, e uno con il rito abbreviato a Catanzaro”.

A questo punto, all’imbarazzo per la mancata richiesta di risarcimento alla cosca Grande Aracri si aggiunge quello di una gestione alquanto curiosa del fascicolo “Kyterion”. È sempre il dirigente Testa a parlare: “Nel procedimento a Catanzaro, ci siamo regolarmente costituiti con un avvocato interno che, a sua volta, aveva nominato un avvocato delegato e domiciliatario. L’avvocato interno ha trasmesso tutti gli atti all’avvocato domiciliatario e abbiamo chiesto a lui notizie sul perché non ha poi depositato la memoria conclusionale che il nostro ufficio gli aveva fatto avere. Doveva solo esibirla e non lo ha fatto. L’Avvocatura della Regione ha espletato tutta l’attività difensiva e procedimentale. Abbiamo chiesto formalmente giustificazioni all’avvocato domiciliatario – aggiunge Testa – e, se è responsabile, prenderemo tutte le iniziative del caso nei suoi confronti”.

Perché se il processo era a Catanzaro, e quindi nella stessa città dove ha sede la Regione Calabria, è stato necessario affidare la causa a un consulente esterno e non l’ha seguita direttamente l’Avvocatura regionale? “Stiamo accertando anche questo perché riguarda un incarico concesso dal vecchio coordinatore, l’avvocato Spanti. Con la spending review si tratta di un incarico comunque di 190 euro e 32 centesimi”. La Regione Calabria, quindi, non solo non ha chiesto il risarcimento alla cosca Grande Aracri, ma ha anche pagato per non farlo.