“Non è il momento storico per riformare la giustizia”. Con l’amaro in bocca il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri archivia così il lavoro immane che, con la commissione che ha presieduto, ha portato a una proposta di legge sulla lotta alle mafie e sullo snellimento dei processi.
Nel suo ultimo libro, “Padrini e padroni”, scritto con il professore Antonio Nicaso, spiega come “boss e imprenditori avanzano a colpi di mazzette. Promettono voti in cambio di appalti e favori”. Il terreno di conquista è la politica. Ma senza discriminazioni ideologiche. Si tratta di “una strategia antica – spiegano i due autori nell’introduzione del libro edito Mondadori – che nel tempo ha visto la ‘ndrangheta intrecciare rapporti con il partito comunista italiano e con la destra eversiva”.
“Padrini e padroni” è stato presentato a Reggio Calabria nell’aula magna dell’Università Mediterranea. A margine dell’incontro, il procuratore di Catanzaro si è soffermato sul rapporto tra corruzione e ‘ndrangheta.
“Per le cosche è facile corrompere un amministratore. – dice – Con l’abbassamento della morale e dell’etica è come affondare il coltello in pezzo di burro. Noi abbiamo preparato un articolato di legge modificando circa 850 articoli tra codice penale, di procedura penale, ordinamento penitenziario e legislazione antimafia. Alcune cose sono passate alla Camera e sono ferme al Senato. L’idea che mi sono fatto è che non ci siano maggioranze forti per far passare certe cose in Parlamento. Abbiamo modificato l’ovvio per far funzionare un minimo il processo penale. Io ho in testa una rivoluzione sul sistema giudiziario. Ma non è ancora il momento storico”. Manca la volontà della politica? “La volontà – risponde – Gratteri – è fatta dalla maggioranza. Vuol dire avere i numeri in Parlamento per fare le cose”

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