Lunedì in molte scuole italiane non ci sarà chi suonerà la prima campanella: mancano i collaboratori scolastici, i bidelli come li chiamavano prima della riforma del vocabolario.

In Italia secondo la Flc Cgil si contano qualche migliaia di posti lasciati vuoti che impediscono la sicurezza delle nostre scuole e degli allievi. L’allarme è partito dalla regione Veneto dove a prendere carta e penna per tirare la giacca al ministro dell’Istruzione Stefania Giannini non è un sindacalista ma la dirigente dell’ufficio scolastico regionale Daniela Beltrame che nei giorni scorsi ha richiesto all’inquilino di viale Trastevere 429 Ata: “Nonostante l’impiego ottimale del contingente assegnato – ha scritto il direttore nella missiva inviata a Roma – sia in organico di diritto che in organico di fatto, non è possibile assicurare le necessarie condizioni di sicurezza e incolumità degli alunni. Non sarà possibile garantire l’apertura, la chiusura, la vigilanza e la sicurezza degli allievi”.

Parole chiare alle quali il ministro ha risposto picche: “Il ministero – spiega il direttore – non ha accolto la mia richiesta di aumento dei posti, rispetto a quelli assegnati dicendo che c’è stata una riduzione di alunni: cosa vera ma questa diminuzione non ha inciso sul fabbisogno dei posti perché non è direttamente proporzionale al numero dei collaboratori scolastici. Avere qualche alunno in meno in classe non ha cambiato i bisogni”.

Traduzione per i non addetti ai lavori: sia con 80 che con 100 alunni la scuola va aperta e chiusa, pulita e se c’è qualche disabile non cambia certo la situazione se vi sono numeri minori in classe.

La situazione secondo la Beltrame è al limite dell’emergenza: “A detta dei dirigenti scolastici ne mancano circa duemila: noi abbiamo cercato di contenere questa esigenza riducendo le loro necessità e abbiamo chiesto 429 persone in più. Di fronte al no del Miur mi sono confrontata con le organizzazioni sindacali: nei prossimi giorni riformulerò la richiesta al ministro Giannini”.

Sulla questione è intervenuta anche la senatrice veneta Laura Puppato che si è fatta forza delle ragioni del ministero per dire che non ci sono problemi nella sua regione. Affermazione rimandata al mittente dalla Beltrame che l’ha invitata nel suo ufficio per ricevere informazioni di prima mano e vedere con i suoi occhi la situazione.

Una questione d’emergenza in Veneto ma che riguarda tutto il Paese. La Beltrame è uno dei pochi direttori che ha avuto il coraggio di non stare zitta ma il quadro è lo stesso in altre parti d’Italia dove magari nessuno denuncia: “Dove ci sono processi di dimensionamento scolastico – spiega il segretario nazionale della Flc Cgil, Mimmo Pantaleo – ci sono situazioni critiche. E’ un fenomeno che riguarda il Sud come il Nord. Gli Ata sono stati tagliati con la riforma Gelmini e da allora non è cambiato nulla. Anzi ora non si possono conferire supplenze nei primi sette giorni di assenza del collaboratore scolastico”.

Nelle scorse settimane la Flc Cgil aveva chiesto il reintegro di tutti i posti dati lo scorso anno che sono appena sufficienti ad assicurare l’apertura delle scuole a fronte dei carichi di lavoro delle segreterie dovute alla Legge 107 ma non vi è stato alcun riscontro da parte del Miur.

Ciò che accadrà in Veneto nei prossimi giorni potrebbe diventare l’ordinarietà in tutt’Italia: “Le difficoltà – spiega Daniela Beltrame – sono quelle organizzative di garantire la vigilanza durante le lezioni nei plessi. Non è possibile fare l’orario spezzato cioè dare il compito al collaboratore di andare ad aprire o chiudere una scuola. Ci potrebbero essere situazioni esplosive soprattutto perché non si possono nominare i supplenti. I dirigenti sono preoccupati, ci sono segreterie sguarnite, mancano i segretari. Non so come faremo ad avviare l’anno scolastico”.

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