Il nuovo terreno di scontro tra l’Iran degli ayatollah, campioni dello sciismo, e l’Arabia Saudita guidata dalla famiglia reale Al Saud, roccaforte del sunnismo, è il pellegrinaggio alla Mecca, uno dei cinque pilastri dell’Islam, che inizia sabato.“Dobbiamo comprendere che questi non sono musulmani. La loro ostilità contro i musulmani, in particolare i sunniti, è cosa vecchia”, ha risposto lapidario il Gran Mufti saudita Sheikh Abdul-Aziz Al ash-Sheikh all’Ayatollah Seyed Ali Khamenei, leader supremo iraniano, che lunedì aveva invitato a ridiscutere la gestione del pellegrinaggio. La proposta arriva dopo l’accusa lanciata da Khamenei a Riyad di essere la responsabile “dell’uccisione” di circa 500 pellegrini iraniani sciiti, riferendosi alla calca che si era prodotta al pellegrinaggio dell’anno scorso in cui morirono 2.426 persone.

Riyad si è difesa da questa accusa, attraverso una nota diffusa dall’agenzia stampa reale, rispondendo che i pellegrini iraniani “hanno avuto accesso a tutte le strutture” come tutti gli altri ma le “autorità iraniane vogliono politicizzare l’Hajj – il pellegrinaggio – convertendolo in un’occasione in cui violare gli insegnamento dell’Islam”. Il tutto accade dopo il fallimento dei negoziati fra i due Paesi per la gestione del pellegrinaggio dei fedeli sciiti. Così, questo sarà il primo anno, dalla rivoluzione religiosa che nel 1979 portò al potere gli Ayatollah, in cui gli sciiti non parteciperanno all’Hajj.

Nel gennaio scorso, Riyad aveva condannato a morte 47 persone accusate di terrorismo. Fra queste l’imam sciita Nimr al Nimr che nel 2009 aveva inneggiato alla secessione della provincia orientale, ricca di petrolio e dove abita la maggioranza dei due milioni di sciiti sauditi. In risposta all’esecuzione di Nimr, manifestanti avevano presa d’assalto l’ambasciata saudita a Teheran e nei giorni successivi si era assistito a una escalation diplomatica, con il ritiro dalla capitale iraniana degli ambasciatori di diversi paesi del Golfo.

Le tensioni degli ultimi giorni si aggiungo allo scontro regionale, in particolare in Siria, Iraq e Yemen, fra il regno saudita e l’Iran. Quest’ultimo rinvigorito dalla fine dell’isolamento e delle sanzioni economiche, grazie all’accordo sul nucleare, ulteriore motivo di preoccupazione nei corridoi dei palazzi reali di Riyad.

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