Marcia indietro di Facebook. Mark Zuckerberg ha deciso di riammettere l’immagine della bambina vietnamita che corre nuda dopo essere stata investita dal napalm dopo le proteste soprattutto social per la censura di una immagine che ha fatto la storia del giornalismo. A dare la notizia del cambio di rotta è stato un portavoce del colosso di Palo Alto.

Tutto è cominciato quando lo scrittore norvegese Tom Eagaland ha pubblicato sul proprio profilo Facebook sette immagini che avevano cambiato il racconto delle guerre. La foto però era stata rimossa perché “fotografie che mostrano persone completamente nude e rendono visibili i genitali o donne totalmente nude secondo le nostre regole vanno totalmente rimosse” aveva specificato il social network.

L’episodio aveva fatto molto discutere in Norvegia. Hansen Espen Egil, direttore dell’Aftenposten, il principale quotidiano del Paese, aveva scritto direttamente a Zuckerberg accusandolo di “aver deliberatamente e senza scrupoli abusato del suo potere sui social media”. “La decisione di Facebook  – continuava il direttore del quotidiano – rivela una totale incapacità di distinguere tra pornografia pedofila e una famosa foto di guerra, e una mancanza di volontà di dare spazio a liberi giudizi. Sono indignato, arrabbiato e anche spaventato per quanto Lei, signor Zuckerberg, sta facendo con un pilastro della nostra società democratica. Sono preoccupato perché il più importante mezzo d’informazione del mondo sta limitando la libertà invece di cercare di ampliarla, e a volte ciò accade in modo autoritario”. “Il ruolo di media informativo di Facebook è sempre più ampio – continuava Hansen – negli Usa ad esempio il 44% degli adulti si informa su Facebook. I media hanno la responsabilità di giudicare in ogni singolo caso cosa pubblicare, e questo diritto e dovere che tutti i direttori del mondo hanno non dovrebbe essere messo in pericolo da algoritmi codificati nel suo ufficio in California”.

Sull’episodio poi era intervenuta anche la protagonista della foto, Kim Phuc, che aveva detto: “È triste vedere che c’è chi si concentra sulla nudità di questa immagine storica piuttosto che cogliere il potente messaggio che veicola”. Al coro di proteste si era unita anche la premier norvegese Erna Solberg, che in un post su Facebook aveva commentato: “Apprezzo il lavoro di Facebook e degli altri media per bloccare le immagini e i contenuti che mostrano maltrattamenti e violenza. È importante che contribuiamo tutti a combattere la violenza e i maltrattamenti verso i bambini ma Facebook fa un passo falso quando censura fotografie di questo genere. Ciò contribuisce a frenare la libertà d’espressione“.

In serata poi è arrivata anche una nota ufficiale del colosso di Palo Alto: “Un’immagine di un bambino nudo, normalmente, violerebbe i nostri community standard, e in alcuni Paesi potrebbe addirittura essere considerata un’immagine pedo-pornografica. In questo caso, riconosciamo la storia e l’importanza globale di questa immagine nel documentare un particolare momento storico. Grazie al suo status di immagine iconica di importanza storica, il valore della sua condivisione supera il valore della protezione della community attraverso la rimozione, quindi abbiamo deciso – dice il comunicato – di ripristinare l’immagine su Facebook. Inoltre modificheremo i nostri meccanismi di revisione per permettere la condivisione di quest’immagine d’ora in avanti. Coinvolgeremo gli editori e altri membri della nostra community globale su queste questioni importanti da questo momento in poi precisando che ci vorrà qualche tempo perché l’immagine sia ripristinata”.

La foto riscrive per la seconda volta la storia. All’epoca contribuì ad accelerare il ritiro degli Stati Uniti dall’impopolare guerra in Vietnam. Oggi ha costretto Facebook a rivedere la sua politica sulle immagini di nudi. L’immagine verrà reintegrata e d’ora in poi l’azienda di Mark Zuckerberg sarà più attenta a valutare caso per caso.

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