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Shaboo, cos’è e quali sono gli effetti della metanfetamina in mano ai pusher cinesi

La shaboo è stata creata per la prima volta a fine ‘800 in alcuni laboratori giapponesi, poi si è presto diffusa in Thailandia e nelle Filippine, da cui proviene ancora oggi, eccetto rari laboratori nell’Est Europa. E proprio gli immigrati filippini che vivono a Milano ne sono diventati i principali consumatori

di Davide Turrini

Convulsioni, atteggiamenti violenti, totale mancanza di sonno, perdita di appetito, di denti e di capelli, e per alcuni perfino la deformazione del viso. Sono gli effetti a breve e medio termine dellashaboo’, ancor meglio ‘shabu’, la droga sintetica il cui utilizzo si sta allargando a macchia d’olio in tutta Italia. I lanci di cronaca nel 2016 abbondano di tappe dello spaccio e dell’assunzione per questo ritrovato della famiglia delle metanfetamine: Roma, Firenze, Padova, Cagliari, Bologna, ma soprattutto Milano dove solo negli ultimi mesi gli arresti di pusher cinesi si sono contati a decine. L’ultimo a fine luglio con l’arresto, da parte della polizia milanese, di tre cinesi, due uomini e una donna, e il sequestro di 710 grammi di ‘roba’ per un valore di mercato di circa 300 mila euro. Come ogni stupefacente sintetico che si rispetti, la shaboo ha effetti euforici immediati, tanto che nelle successive 14-16 ore dopo l’assunzione si continua a non provare né fatica, né sonno. In diversi rapporti sanitari si è scritto di un effetto stimolante almeno “otto- dieci volte maggiore della cocaina”. E ancora su siti web medico-sanitari legati alla lotta contro le droghe si elencano una serie di effetti sull’uomo che la assume che vanno ben oltre l’immediato rilascio di dopamina nel cervello: ansia, tensione, irritabilità, pensiero e comportamento irrazionale, perdita di appetito, insonnia, sensazione di esaltazione, sbalzi di umore tendenti al violento e all’imprevedibilità, perdita di peso, carie e caduta dei denti, deterioramento mentale, comportamento distruttivo, aumento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa che può portare all’ictus.

La shaboo è stata creata per la prima volta a fine ‘800 in alcuni laboratori giapponesi, poi si è presto diffusa in Thailandia e nelle Filippine, da cui proviene ancora oggi, eccetto rari laboratori nell’Est Europa. E proprio gli immigrati filippini che vivono a Milano ne sono diventati i principali consumatori. “O almeno lo erano fino a poco tempo fa, visto che di recente pare che la shaboo sia sempre più richiesta anche dai milanesi”, ha scritto in una recente inchiesta il settimanale Panorama. “A spacciarla e a gestire il traffico, però, sono soprattutto cinesi, che controllano mercato e prezzi. Periodicamente sospendono lo spaccio di questa droga, per tenerne alto il prezzo”. Diversi fonti riconducono originariamente l’uso della shaboo da parte di persone dei bassi strati sociali spesso over 30 di nazionalità filippina per mantenersi svegli e attivi durante pesanti giornate di lavoro. Oggi invece l’assunzione sta coinvolgendo anche le giovani generazioni asiatiche di immigrati che spesso si ritrovano, come recentemente hanno riportato i quotidiani locali di Lucca, a fumarla in locali modello fumerie di oppio.

Vanity Fair ha recentemente intervistato un assiduo consumatore, italianissimo, di shaboo che oggi è riuscito ad uscirne e lavora per una associazione che aiuta i tossicodipendenti. “Sì, era una droga “etnica”, presente principalmente nella comunità filippina. Chimicamente è affine alla crystal meth americana, che si fa con l’acido delle batgoogleterie”, ha spiegato il milanese Paolo. “E’ un fortissimo eccitante che impedisce di dormire per diversi giorni. E’ in cristalli. Si fuma sulla stagnola. Poi non si riescono a chiudere le palpebre, si masticano chewing gum per giorni interi”. Il racconto di Paolo pare un’odissea dermatologica e clinica: pustole e bubboni sul corpo, vaneggiamenti da ricovero, denti marciti e mancanza di fame.

Una dose di shaboo pesa solo 0,1 grammi e viene venduta al dettaglio a un prezzo che varia tra i 30 e i 50 euro; per un grammo (10 dosi), invece, il costo parte da 150 euro. Ai vertici della piramide dello spaccio ci sono i cinesi che spesso si avvalgono di spacciatori filippini, anche se, come sottolineato da un reportage de Il Giornale non è facile reperire questa droga agli angoli della strada sfiorando il braccio e sussurrando la magica parola ad uno spacciatore qualunque: solitamente un pusher filippino deve fare da “garante” per il consumatore di fronte agli occhi della mala cinese. Un ultimo particolare: la shaboo è inodore. Per questo giunge in territorio italiano primariamente attraverso gli scali aerei visto che è estremamente complicato intercettarla dai cani antidroga. Esiste anche un caso registrato di morte per shaboo: si tratta di un ragazzo di 19 anni di Carpi, Enrico Rumolo, morto fuori da un locale bolognese nel 2010 per aver ingoiato un mix micidiale di questa nuova droga sintetica e di ketamina.

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