A proposito di Nizza è un documentario girato da Jean Vigo e Boris Kaufman nel 1930. Il film si apre con un fuoco d’artificio nella notte. Dopo c’è una solare panoramica aerea del lungomare, è un mattino di luce, ed entriamo nella vita di Nizza, la macchina da presa ruba frammenti di quotidianità, infrange la vetrina dell’indifferenziato per donarci gioielli di realtà cinetica, vediamo i camerieri dei bistrot che puliscono i tavoli, gli spazzini che spazzano le strade, vediamo le palme svettanti, gli alberghi di lusso, vediamo la preparazione dei carri per il carnevale di Nizza, ci sono uomini molto seri che leggono i giornali, altri che si addormentano al sole con un panama sulla testa, ci sono donne alla moda, donne annoiate, ma ci sono anche i poveri, gli zingari, i portuali con la loro allegria salmastra, i venditori ambulanti, le varie sfumature sociali riunite, confuse, intrecciate in un giorno di luce panica, mentre l’eternità liquida del mare bagna inesorabilmente la battigia con ritmica innocenza.

Poi la macchina da presa esce allo scoperto e avanza sulla Promenade con spavalderia, quasi a sfidare i vacanzieri, travolgendoli di energia creativa. Gli sciuscià strofinano le scarpe di lusso che per una magia di montaggio svaniscono rivelando la nudità dei piedi e al contempo la vanità dei ricchi. Una modella seduta continua per effetto del montaggio a cambiare vestito restando ferma, fino al graduale rivelarsi dei seni e della pelle abbagliante: un erotismo statuario che fa da contrappunto all’erotismo vitale delle danzatrici sui carri della sfilata carnevalesca. C’è la luce, la vita, la festa, ma ci sono le ingiustizie sociali, le contraddizioni e un senso di morte che aleggia su tutto, come nella scena del trenino giocattolo dal quale scendono i turisti-pupazzo, subito arati dal croupier sul tavolo da gioco della roulette. Rien ne va plus, les jeux sont faits. Nulla è più valido, i giochi sono fatti. Nizza è stata raccontata così dal regista anarchico Jean Vigo. Oggi invece di quel capolavoro dobbiamo vedere un altro film, un horror di serie Z intitolato Il camion assassino e siamo a contare i morti perché in realtà si tratta della vita che imita il cattivo cinema, e l’Occidente risponderà a questo orrore con un kolossal di guerra. Andando avanti così colmeremo l’eternità di minuti di silenzio.

Articolo Precedente

Nizza, terrorismo e nichilismo. A chi giova il terrore?

next
Articolo Successivo

Nizza, dopo l’attentato l’Europa non tradisca i suoi valori

next