Dall’anno scolastico 2017-2018 i bambini che non sono stati sottoposti alle vaccinazioni obbligatorie non potranno frequentare gli asili nido pubblici. È la proposta di legge presentata dal governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini: “Siamo la prima Regione a farlo e lo facciamo con convinzione”, ha spiegato il presidente della Regione durante una conferenza stampa. In verità anche Lombardia, Toscana e Marche, stanno da alcune settimane valutando provvedimenti analoghi, ma proprio da Bologna era arrivato il primo segnale con l’annuncio, alcuni mesi fa, di un provvedimento.

Che ora è arrivato e già lunedì dovrebbe passare in Giunta per una prima approvazione. Così all’inizio dell’anno 2017-2018 chi vorrà mandare i bimbi all’asilo pubblico dovrà essere in regola con i vaccini obbligatori di difterite, tetano, poliomielite ed epatite B. “Il presupposto è chiaro – ha spiegato Bonaccini – abbiamo a cuore la salute dei bambini, a partire dai più deboli e dai più fragili. Dobbiamo tutelare i bambini immunodepressi, affetti da gravi patologie, malati di tumore: vaccinando tutti proteggiamo anche loro, che ne hanno ancora più bisogno”.

Una scelta quella della Regione che farà molto discutere, ma che era entrata con forza nel dibattito pubblico dopo la morte di una bambina proprio al policlinico Sant’Orsola di Bologna, a causa di una pertosse. Per i medici una morte “assurda”, dovuta al diffondersi di una malattia che con il calo generale delle vaccinazioni negli ultimi anni si è ripresentata. “I vaccini sono la tecnologia sanitaria più sicura che l’uomo abbia mai inventato – spiega Sergio Venturi, assessore regionale alla sanità – da parte nostra, abbiamo già avuto un incontro con i gestori dei servizi educativi, pubblici e privati: hanno espresso soddisfazione per questo provvedimento, lo considerano una salvaguardia importante per la comunità”.

Per mettersi in regola con le vaccinazioni, spiegano dalla Regione, ci sarà tempo tutto l’anno prossimo e la trasmissione dei documenti che attestano le avvenute vaccinazioni dovrebbe essere gestita direttamente dal Servizio sanitario regionale con i nidi, senza creare intoppi burocratici alle famiglie che fanno domanda per l’asilo. “Sono sicuro – ha concluso Venturi – che questa sia una battaglia di civiltà e che altre Regioni seguiranno il nostro esempio”.

Rimane tutto invariato invece per le scuole dell’obbligo, dove dal 1998 non è più vincolante la presentazione del certificato di vaccinazione. Una legge del 1967 precludeva le aule ai bimbi non vaccinati. Tuttavia da 18 anni a questa parte, gli studenti vengono semplicemente segnalati alle Asl, ma possono continuare a frequentare.

Sulla questione dei vaccini obbligatori in Italia regna una certa confusione, dovuta in gran parte al “federalismo sanitario” che ci portiamo dietro da 15 anni: dopo la riforma del titolo V della Costituzione nel 2001, che ha dato alle Regioni enormi poteri sulle questioni della salute, molte di queste hanno infatti emanato propri provvedimenti che “attenuano” l’obbligatorietà (il Veneto ha addirittura sospeso l’obbligo) dei quattro vaccini ancora in vigore a livello nazionale: di fatto i genitori obiettori in tutta Italia non vengono più sanzionati. Il risultato di tutte queste politiche è che – secondo dati dell’Istituto superiore di sanità – nel 2014 le vaccinazioni sono scese al di sotto del 95% per le obbligatorie poliomielite, tetano, difterite ed epatite B. La percentuale è scesa ulteriormente per quelle – raccomandate ma non vincolanti – contro il morbillo, la parotite e la rosolia, che raggiunge una copertura dell’86%: il 4% in meno rispetto ad appena un anno prima.

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