Al Comune e non allo Stato la casa, il terreno o l’appartamento del caro estinto che non ha eredi. A chiedere una modifica, perfettamente in linea con il federalismo demaniale avviato nel 2010, degli articoli 565 e 585 del Codice civile in materia di successione, è una inusuale alleanza tra Lega Nord e Pd in Parlamento. Una comunione di intenti che si concretizza in tre iniziative di legge: due a Palazzo Madama, del senatore dem Carlo Pegorer, segretario di Presidenza, e di Erika Stefani, vice presidente del gruppo del Carroccio; e una alla Camera, del leghista Davide Caparini, segretario dell’Ufficio di Presidenza.

Perchè togliere allo Stato e dare al Comune? Semplice: innanzitutto, per fare cassa. Lungo il cammino riformatore gli enti locali, e specialmente i Comuni, hanno acquisito maggiori competenze rispetto al passato. Nei servizi di assistenza domiciliare per i diversamente abili, ad esempio. Ma ad un ruolo più ‘pesante’ corrispondono oneri più consistenti per le casse degli enti locali. Per questo, poter disporre di beni immobili da mettere sul mercato, e magari così alleggerire un po’ la pressione fiscale, potrebbe tornare molto utile ai governi locali.

Fino ad oggi, sono 357 le eredità giacenti (questo il termine tecnico) entrate nella disponibilità dello Stato. Di queste,112 sono state assegnate o vendute, mentre altre 245 sono in attesa di essere collocate sul mercato o richieste dalle amministrazioni locali interessate. Più in dettaglio, si tratta di 184 fabbricati e 173 fra terreni agricoli e industriali.

Con le norme sul federalismo demaniale varate nel 2010 ma oggi in scadenza, le amministrazioni locali possono già acquisire a titolo gratuito beni immobili di proprietà dello Stato presenti sul proprio territorio richiedendoli all’Agenzia del Demanio. Il decreto Milleproproghe approvato nel febbraio di quest’anno ha riaperto i termini per le richieste allo Stato fino al dicembre del 2016. Varare una legge che sancisca in modo definito la possibilità per i Comuni di acquisire gratuitamente beni immobili che non possono essere ereditati da nessuno renderebbe definitiva per gli enti locali la possibilità di utilizzare i beni.

Non ci sono, tuttavia, motivazioni esclusivamente economiche: la successione del Comune anziché dello Stato rappresenta una garanzia per scongiurare l’abbandono o una “indebita occupazione” dei beni ereditari, come sottolinea la Lega. Non solo: consentirebbe soprattutto di mettere a disposizione della comunità abitazioni private da trasformare in strutture utili alla collettività.

E c’è, secondo Pegorer, anche una motivazione più ‘politica’ che anima la proposta dem: quella di una spinta in senso autonomista per “contrastare una nuova visione centralista che si sta affermando nel Paese. Per noi friulani -insiste il parlamentare Pd- l’autonomia è fondamentale e una legge come questa offre agli enti locali uno strumento in più anche per recepire il sentimento collettivo che individua nel Comune l’entità prima e principale della rappresentanza della comunità”.

Per questo, è giusto che, prima di chiamare l’ultimo erede necessario, ossia lo Stato, i beni immobili possano entrare a far parte del patrimonio disponibile del comune dove si trovano, per valorizzarli al meglio o per ricavarne un beneficio economico da riutilizzare a favore dell’intera comunità.

E se entrambe le proposte prevedono che il Comune possa ereditare il bene immobile ma non eventuali debiti ereditari, le due iniziative si differenziano su un punto: mentre per la Lega il Comune non può rifiutarsi di prendere in carico il bene lasciato senza eredi, nella proposta Pd l’amministrazione locale ha la possibilità di dire di no, lasciando che lo Stato resti l’unico successore.

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