Seguiamo da un po’ con apprensione il “conto alla rovescia” che il centro sociale Gridas (Gruppo risveglio dal sonno) ha lanciato in vista del processo civile che lo Iacp (Istituto Autonomo Case Popolari), ha intentato perché occupa “senza titolo” le stanze in cui ha stabilito, nel 1981, la sua sede storica. Stanze di uno stabile, c’è da dirlo, non accatastato e di cui lo stesso Iacp non si è mai curato per oltre vent’anni. Martedì 26 aprile il Gridas ha inviato delle richieste ben precise al neo-nominato commissario straordinario dello Iacp. Richieste che ci sentiamo di appoggiare in toto:

1. Il ritiro della denuncia contro il Gridas per fermare, nell’immediato, il processo: l’udienza è prevista il prossimo 10 maggio.
2. Un incontro, possibilmente congiunto con la Regione Campania, per definire una volta per tutte la vicenda.

IL-GRIDAS-NON-SI-TOCCA

E la vicenda del Gridas va avanti ormai da anni. Una prima ingiunzione di sgombero arrivò nel 2010: si accusava di “invasione abusiva di edificio pubblico” chi ha restituito al quartiere una struttura nata e mantenuta in vita proprio come centro sociale. Di quella struttura il Gridas non ha mai fatto uso “personalistico” diventando, piuttosto, punto di riferimento per tante realtà che in trent’anni e più di sua “presenza” a Scampia, si sono incontrate, formate, mescolate, contagiate in un modo trasparente, gratuito e coerente di operare nel quotidiano di un territorio da tutti definito “difficile”, per offrire strumenti ideologici e culturali per un risveglio delle coscienze.

A sostegno del Gridas, già nel 2010 ci fu una grande mobilitazione, noi stessi ne abbiamo preso parte per sostenere chi, in qualche modo, ha indicato un cammino un po’ a tutti. Ne è seguito un processo penale da cui il Gridas, che non ha mai voluto patteggiare rivendicando il proprio diritto a continuare a operare in quella sede storica, è uscito a testa alta con un’assoluzione “perché il fatto non sussiste”. Il riconoscimento per l’alto valore sociale e culturale dell’opera del Gridas è arrivato anche nell’aula del tribunale, ma non allo Iacp a quanto pare, dato che, senza nemmeno il tempo di festeggiare l’assoluzione, ecco arrivare una nuova denuncia di “abusivismo”. Questa volta la causa è civile: ne va della “proprietà” del bene.

Per dirla con le parole di Felice Pignataro, peraltro da una delle tante lettere inviate allo Iacp per regolarizzare una posizione nella struttura e rimaste senza risposta: “Abusivo non è chi restituisce all’uso dei cittadini una struttura abbandonata da anni e ritenuta pericolosa per l’incolumità degli stessi, ma piuttosto il potere che per anni espropria i cittadini, per incuria, delle strutture che potrebbero migliorarne la vita”. A noi che conosciamo il quartiere e che conosciamo la storia del Gridas sembra davvero fuori luogo questo accanimento contro un’associazione storica e un luogo che per noi è particolarmente simbolico. Ci associamo, dunque e amplifichiamo per quanto possiamo, la richiesta del Gridas per tutto quello che rappresenta e perché del Gridas ci sentiamo parte.

Il Gridas siamo tutti, sosteniamolo!

IL GRIDAS NON SI TOCCA!

Qui il riepilogo di tutta la vicenda

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