Cultura

25 Aprile, la storia di “Lia” che morì per liberare Niguarda con un giorno di anticipo

Alla staffetta Gina Galeotti Bianchi il quartiere di Niguarda tributa ogni anno i festeggiamenti della Liberazione. A lei e alla "compagna" Stellina Vecchio si deve la sconfitta dei nazifascisti con un giorno di anticipo rispetto al resto d'Italia

di Clara Amodeo

Nella Milano ormai città metropolitana c’è un quartiere che gli anziani chiamano ancora “paese”. Niguarda, periferia a nord di Milano, è stata un Comune fino al 1923, fino a quando cioè è stata accorpata al capoluogo meneghino assieme ad altri 10 municipi limitrofi. Da quel momento il quartiere ha mantenuto la sua identità “rossa”: qui sopravvivono le cooperative edificatrici della fine dell’Ottocento, i bambini frequentano la scuola per gli operai della Pirelli e la Liberazione si festeggia il 24 aprile.

Così, con un giorno di anticipo rispetto al resto d’Italia, Niguarda ricorda le due staffette a cui si deve la Liberazione “anticipata”: Gina Galeotti Bianchi, nome di battaglia Lia, e Stellina Vecchio, nome di battaglia Lalla. A loro, il 24 aprile di 71 anni fa, il comando centrale affidò il compito di portare l’ordine di insurrezione ai partigiani della zona, ricoverati sotto falsi nomi all’ospedale di via Graziano Imperatore.

Ma a pochi passi dall’edificio le due si trovarono sotto il fuoco dei nazisti, nascosti su un camion: Lalla si salvò, e portò l’ordine di insurrezione ai partigiani che il 24 sera liberarono il quartiere, mentre Lia fu colpita e morì, incinta del suo primo figlio. A lei, 32enne di origini mantovane, il quartiere dedica ogni anno i festeggiamenti del 24: un corteo per le vie di Niguarda, un concerto con il coro “I suoni e l’Anpi” e uno spettacolo teatrale, “Nome di battaglia Lia”, nella sala del teatro che le è stata intitolata.

“Gina – ricorda il presidente dell’Anpi Niguarda, Angelo Longhi – aveva cominciato giovanissima la sua attività antifascista. Nel 1943 era stata arrestata e deferita al Tribunale Speciale per essere stata tra gli organizzatori a Milano degli scioperi di marzo. Incarcerata per quattro mesi, fu liberata con la caduta del fascismo il 25 luglio e l’8 settembre entrò nelle organizzazioni della Resistenza, in particolare i gruppi di difesa della donna”.

Passeggiando per le vie del quartiere ci si può sedere ai giardinetti Gina Galeotti Bianchi e, a poca distanza, si possono vedere i due murales che alcuni writer le ha dedicato: sulla murata di via Graziano Imperatore i Volks Writerz l’hanno raffigurata, in sella alla bicicletta, mentre si staglia sul rosso della scritta “Niguarda antifascista”, mentre all’ingresso della caserma Mameli di viale Suzzani un writer ha dipinto, seppure illegalmente, il suo ritratto affiancato da una frase di Antonio Gramsci. Qui, il 25 aprile di ogni anno, è ancora possibile ascoltare qualche anziano che dice: “Andemm a Milan a fà festa ancamò”, andiamo a Milano a festeggiare ancora.

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