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Governo ed emergenza terroristica: ma quale Parlamento, a Renzi basta parlare solo con i capigruppo

Governo ed emergenza terroristica: ma quale Parlamento, a Renzi basta parlare solo con i capigruppo
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Bene, bravo. Matteo Renzi sta realizzando il più grande sogno di Silvio Berlusconi: quello di liberare il governo dall’impaccio del Parlamento in modo da procedere spedito, senza troppe chiacchiere e pletoriche votazioni. E lo sta facendo sulla materia più seria e preoccupante del momento: la lotta al terrorismo islamista.

L’ex Cavaliere e capo di Forza Italia ci provò lanciando l’idea nel lontano 2009, quando con le sue manie presidenzialistiche e la sua scarsa considerazione per le prerogative di Camera e Senato, senza tanti complimenti sentenziò: “Diranno che offendo il Parlamento, ma le assemblee pletoriche sono inutili”.

E, ancora e soprattutto, stanco di dover stare lì inchiodato al banco dell’esecutivo ad ascoltare nelle aule di Montecitorio e Palazzo Madama gli interventi di quella noiosa ciurma arruolata ed eletta con il famoso Porcellum, arrivò a dire: non serve a niente stare qui a sentire tutti questi deputati e senatori, meglio riconoscere «il voto di un gruppo nel solo voto del capogruppo» e solo questo far votare al posto di tutti gli altri. Per cui, priorità delle priorità: riformare i regolamenti parlamentari che «non sono adeguati per un governo che deve avere tempi certi».

Sostituire il Parlamento con i capigruppo? Inutile ricordare le reazioni scandalizzate delle opposizioni. Dal Partito democratico partirono critiche roventi, qualcuno arrivò quasi a dare del pazzo all’allora capo del governo.

Dopo sette anni, quando tanto bisogno ci sarebbe di fare chiarezza sulle gravi vicende degli attentati di Bruxelles, sulle lacune degli apparati di sicurezza europei e sulle mosse del nostro governo, naturalmente nella sede naturale, cioè il Parlamento, dove il capo dell’esecutivo solitamente è tenuto a riferire, ecco il premier Renzi riscoprire le vie brevi berlusconiane e convocare i capigruppo di maggioranza e opposizione, di Camera e Senato, a Palazzo Chigi. Naturalmente, per intortare loro una lunga serie di scontate “informazioni” quasi tutte rintracciabili negli articoli di quotidiani e tv.

L’obiettivo dichiarato era quello di creare “coesione” nella lotta al terrore, coinvolgendo con una semplice “informativa” tutti i partiti dell’arco costituzionale. Obiettivo a quanto pare raggiunto. Con qualcuno di questi famosi capigruppo addirittura zittito dal premier nel momento in cui ha azzardato chiedere qualche chiarimento di troppo.

La cosa bella è che nessuno ha contestato il nuovo metodo renziano. Nessuno dei presenti ha fatto notare che la questione terroristica non poteva essere risolta così, berlusconianamente. Che c’è, anzi ci sarebbe, un Parlamento di mezzo con le sue prerogative da rispettare. E che non si possono esaudire obblighi e prassi costituzionali semplicemente convocando i capigruppo.

Niente di niente su questo fronte. Per cui aspettiamo pazientemente e rassegnamoci. Perché magari a palazzo Chigi staranno pensando anche a quella famosa riforma dei regolamenti parlamentari. Ma sì, certo, proprio quella che Silvio Berlusconi voleva, per non perdere tempo con tutti questi noiosi deputati e senatori e fare votare solo i capigruppo.

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