Il Parlamento italiano per la prima volta dovrà pronunciarsi sul fine vita. L’iter parlamentare è iniziato in Commissione Affari Sociali che dovrà nominare i relatori e la calendarizzare delle audizioni con esperti e associazioni. È stato ipotizzato che la legge potrebbe portare il nome Eluana. Lo abbiamo chiesto al padre, Beppino Englaro. Legge sul fine vita denominata Eluana? “Dipende” risponde ai microfoni de ilfattoquotidiano.it il padre che parla di cosa – dal suo punto di vista – non dovrebbe mancare nella legge sul fine vita per poter portare il nome di sua figlia. “Mi hanno chiesto cosa ne pensò su questa possibilità, non nascondo mi farebbe piacere. Ma ci sono aspetti che non possono essere elusi” precisa Englaro, elencandone alcuni: a cominciare dall’autodeterminazione terapeutica che non può incontrare nessun limite anche se ne consegue la morte che non è eutanasia così come il no grazie – dopo l’emergenza – all’offerta terapeutica inserito nella carta sanitaria. Ma soprattutto Beppino Englaro ha paura. “Come ha fatto recentemente notare il procuratore aggiunto di Venezia Carlo Nordio, nuovi casi Eluana potrebbero accadere. Questo mi ha spaventato tantissimo. La Cassazione si è occupata del nostro caso di specie, ma non è detto che ciò che abbiamo affrontato noi, non possa accadere ad altre famiglie”. Poi parla del ruolo che possono avere i cittadini. “Un grande ruolo – afferma-. Noi nel 1992 trovammo il deserto, oggi l’opinione pubblica è informata, sa che esiste questo problema e si è data molto da fare”  riprese e montaggio di Paolo Dimalio

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Sla, donazioni di familiari e soldi propri. Così due ricercatori italiani lottano contro la malattia. Studio pubblicato su Pnas

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Stepchild adoption e svalutazione dell’affettività

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