“Come si fa a crederci, che proprio noi, che non siamo ancora nemmeno nati nel panorama musicale, siamo arrivati sul podio di Sanremo, insieme a veri pilastri della musica?”. Giovanni Caccamo e Deborah Iurato non sembrano altro che quello che sono: due ragazzi che hanno ricevuto un regalo inatteso. Con Via da qui, scritta da Giuliano Sangiorgi, voce e volto dei Negramaro, la coppia di siciliani ha raccolto tante critiche quanti consensi, sbancando alla prova del voto. Figlia del talent show per antonomasia, lei, classe ’91, ha vinto nel 2014 quell’Amici di Maria De Filippi la cui porta d’uscita è ormai di diritto la porta principale per accedere al palco – e al podio – dell’Ariston. Carattere pop, stile pop, voce pop: nessun volo pindarico, né infingimenti. Tutto l’opposto lui, figlio putativo dell’artista più cesellato della musica italiana: Giovanni, 26 anni d’età e un aplomb da lord, il suo mentore, Franco Battiato, lo ha scelto e inseguito. Letteralmente. Sulla spiaggia di Donnalucata, estremo lembo sud orientale di Sicilia e d’Italia, dove il Maestro era in vacanza nel 2012. Tra i due un incontro, cercato, e la consegna di un demo: poco dopo il ragazzo di Modica aveva un disco prodotto da Sugar e apriva i concerti del tour Apriti Sesamo di Battiato. Poi, la vittoria tra le Nuove Proposte di Sanremo nel 2015, con Ritornerò da te.

Appena lasciate le competizioni “per ragazzi” siete già terzi classificati a Sanremo, nella vostra prima prova “da grandi”. Come si fa a fare un salto così?
Giovanni: Abbiamo ricevuto una grande fiducia, di cui siamo grati. Noi potevamo solo metterci al servizio della musica, e l’abbiamo fatto. La parola “campioni” ci apparteneva poco: abbiamo solo da imparare. Siamo felici di questo terzo posto, accanto a dei grandi come gli Stadio: ci aiuta a continuare a costruire il nostro percorso e a fare sempre meglio.
Deborah: La musica non smetti mai di impararla. E il palco di Sanremo ti fa crescere. Il podio è stata una grandissima soddisfazione, inaspettata: quando vedi che sei in gara con Patty Pravo, Elio, Ruggeri… ti chiedi come sia possibile.

Non dirmi che ti senti in colpa.
D.: Beh, da un certo punto di vista è incredibile. Ma vuol dire che siamo “arrivati” al pubblico, alla giuria, alla stampa.

Anche a costo di qualche critica. Relativa alla musica, ma non solo. Cos’è successo?
D.: Abbiamo vissuto un crescendo. Volevamo solo cantare su quel palco maestoso, e ce ne siamo fregati delle critiche sul mio vestito, perché di questo si è trattato. Ma io non non sono una modella, né lo posso essere.
G.: Quello che ci interessava era la performance. Deborah non ha avuto bisogno di consolazione, dopo le critiche al vestito viola: s’è fatta una risata e due minuti dopo avevamo altri abiti. L’unico autogol, in fin dei conti, lo ha fatto chi ha sconfessato pubblicamente quella collaborazione.
D: Non rispondo a chi ha rinnegato di avermi vestita, non serve. Ognuno si prende le proprie responsabilità. La scelta dell’abito è stata fatta insieme: io sono felice di averlo indossato perché per me Sanremo era anche quello, un abito elegante. Non è andata bene,e pazienza: puntando sulla semplicità nelle serate successive è andata meglio. Le critiche non mi hanno mai abbattuta. Sono stata male perché questa polemica spostava l’attenzione, togliendo importanza alla canzone. Ma siamo subito tornati più forti. Grazie alle critiche.

I vostri stili sono diversi in tutto, una mescolanza che ha suscitato opinioni contrastanti: come definite il vostro duo e la vostra canzone?
G.: È un duetto pop, semplicemente. La canzone Giuliano l’ha cucita su di me. Poi Deborah, che veniva spesso in studio, l’ha voluta cantare, perché era la sua preferita, e ha introdotto un’apertura diversa, più “nazionalpopolare”. Abbiamo sentito una magia, e abbiamo deciso di proporci insieme per Sanremo. Cantata insieme, fa l’effetto cantautore/interprete. Ricordo l’emozione che ho provato quando ho sentito Pensiero Stupendo cantata da Fossati: era lo stesso brano, ma diverso.
D.: Siamo diversi per carattere e per stile. Pensavamo che il suo stile fine, cantautoriale, non potesse convivere con la mia spinta pop, ma provando abbiamo capito che le voci si amalgamavano.

Stili diversi ma storia simile. Entrambi avete mentori eccezionali. Li avete sentiti?
D.: Devo tutto a Maria (De Filippi, ndr.), mi ha insegnato a essere me stessa. Le ho dedicato questo traguardo, e lei è felice per me. Anche Fiorella Mannoia, che mi ha regalato il mio primo brano di successo, mi ha scritto per congratularsi.
G.: Franco mi ha scritto poco prima dell’esibizione. È “contento, molto bene” (ne imita la voce, benissimo, ndr.). Tra noi c’è un rapporto bello, caratterizzato da una presenza silenziosa.

Dopo Sanremo che farete?
G.: Sta per partire la promozione dei miei Live at Home, i concerti “a domicilio” che faccio nei salotti privati. E sono partito con il tour “Non siamo soli”: per entrare non serve il biglietto ma il disco, nel quale duetto con Malika Ayane e Carmen Consoli. Quindi, accattatillo.
D.: Ora parte il bello: la promozione dell’album “Sono ancora io”, i live. Io sono pronta, Gio deve riprendersi. Ma lui ha le pile del discount!

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