Matteo Renzi si fida di Vincenzo De Luca? Fa bene a tenere aperta una linea di credito al governatore Pd della Campania convertito al renzismo e sostenuto dal premier in barba a una condanna (poi annullata in appello) e alla legge Severino? È una domanda lecita alla luce delle informative dell’inchiesta della Procura di Salerno sulla lievitazione dei costi di piazza della Libertà, pubblicate a puntate dal quotidiano Cronache del Salernitano. È nero su bianco nei rapporti della Finanza che nel 2012 l’indagato di falso in atto pubblico De Luca, all’epoca sindaco di Salerno, coinvolse gli imprenditori dell’Esa, appaltatori della piazza, indagati per falso, turbativa d’asta, frode nelle pubbliche forniture e peculato, nella manovra politica per “arginare l’ascesa di Renzi alle primarie Pd”.

Perché se Pier Luigi Bersani avesse vinto e fosse diventato premier, “De Luca va a fare il ministro e ci mettiamo quieti”. È una intercettazione del 22 novembre 2012 di Enrico Esposito, fratello di Armando. La Procura li ritiene i titolari di fatto dell’Esa, oggetto nell’aprile 2013 di una interdittiva antimafia. Secondo gli inquirenti, per la pericolante piazza del lungomare (oggetto di crepe e crolli), milioni di euro sono andati in fumo tramite varianti illegittime. Enrico è anche consigliere Pd di Nocera Inferiore, e nella primavera del 2012 le telefonate tra De Luca e i vertici Esa per discutere dei lavori della piazza si intrecciano con le iniziative elettorali del sindaco di Salerno per le comunali di Nocera. Enrico Esposito è in contatto con De Luca e con il suo braccio destro, Nello Mastursi, indagato a Roma con il Governatore per la trattativa sulla sentenza che lo ha mantenuto in carica, e per questo dimessosi da capo della segreteria. Il 12 ottobre 2013, in piena campagna elettorale Bersani-Renzi, Mastursi telefona ad Enrico Esposito e lo convoca in Federazione Pd per il lunedì sera.

Mastursi: Lunedì facciamo una riunione con Enzo (De Luca, ndr).
Esposito (Enrico): Ah ah ah, c’è anche il big. Per le primarie, immagino.
Mastursi: Sicuramente.
Esposito (Enrico): Vi muovete sempre in ritardo. Avete capito che si prendono le palate con il ragazzo? (Renzi, ndr)
Mastursi: Per questo dobbiamo bloccarlo (…) non si deve guardare in faccia a nessuno…

Il 14 ottobre Enrico Esposito telefona al fratello Armando e gli conferma che il giorno dopo sarà da De Luca. Quella mattina Renzi era stato a Salerno.

Armando: Mica sei andato a vedere Renzi?
Enrico: Non sono andato, è andato mio suocero. Armando, un successo… Mio suocero mi ha detto che c’era più gente di Bersani (…) Armando, questo è un figlio di puttana (…)
Armando: Questo corre il rischio di vincere
Enrico: Sì sì, per questo De Luca ci ha chiamati lunedì sera perché si è reso conto. Domani c’è anche D’Alema a Salerno alle 15 da De Luca… (…) De Luca ha fatto la riunione per domani sera che si saranno pure le mazzate per tutti quanti, dirà ragazzi portate la gente a votare o vi taglio la testa a tutti quanti siete.

Il 23 novembre 2012 i pm iscrivono De Luca nel registro degli indagati per corruzione, ne dispongono l’intercettazione dei telefoni e piazzano una cimice nella stanza del sindaco. Lo ascoltano per cinque mesi. Ne sottolineano alcune telefonate con il prefetto di Salerno, Gerarda Pantalone, oggi prefetto di Napoli. Tra i due traspare una certa confidenza. La Pantalone avrebbe accennato a De Luca la questione dell’interdittiva antimafia in arrivo per l’Esa. Poi il 2 maggio 2013 alle 23.18 la Pantalone lo contatta per congratularsi della nomina a vice ministro e gli chiede se intende dimettersi da sindaco (le due cariche sono incompatibili). De Luca la rassicura che non intende dimettersi, ma più che da vice ministro, pare ragionare da assessore ai Lavori Pubblici di Salerno: “C’è compatibilità tra le due cose… devo chiudere, devo chiudere la piazza, il porto l’aeroporto, la metropolitana, ci chiudiamo almeno un po’ di cose nostre”. De Luca decadrà da sindaco all’inizio del 2015 in seguito a una causa civile promossa da M5s.

Da Il Fatto Quotidiano del 17 febbraio 2016

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