Che il Festival di quest’anno si sia dotato di una struttura particolarmente solida, abbia cancellato le svenevolezze e valorizzato la funzionalità narrativa è un dato piuttosto evidente, al punto da sospingere anche gli scettici anti glamour (come noi) ad apprezzare il prodotto. E come noi devono essercene stati parecchi. Infatti la seconda puntata, che sempre nelle precedenti edizioni registrava un netto arretramento e talvolta una vera fuga degli spettatori che avevano assaggiato la prima, quest’anno non ne ha perso neppure uno.

È curioso osservare che qualche sparsa, e comunque sempre assai limitata, assenza fra le classi di età centrali, è stata del tutto compensata dagli spettatori bambini, come se i renitenti subissero la pressione dei coetanei a non restare tagliati fuori dai commenti sui social e dalla loro prosecuzione nelle chiacchiere del giorno dopo a scuola. Quando il prodotto generalista “tira” a tal punto che la condivisione diventa un obbligo. Un obbligo che quest’anno ha sfondato anche tra gli “stranieri” (i residenti non –ancora- italiani all’anagrafe) che sono fortemente aumentati per la seconda puntata, con un comportamento del tutto analogo a quello degli italiani del Sud, ampiamente oltre il 50%. E aggiungiamo che anche i più istruiti si sono piazzati a una media del 49%. Insomma, anche i sussiegosi e gli snob stavolta hanno ceduto.

Passiamo ai record territoriali: rispetto alla media nazionale del 49 e passa per cento, la Liguria, e si può capire perché, segna il 56%, praticamente appaiata dalle Marche, dalla Campania, dall’Abruzzo, dalla Calabria e dalla Sicilia. Ma chi sfonda il tetto dell’auditel è l’accoppiata di Puglia e Basilicata dove due persone su tre (il 66%) ha deciso che lo spettacolo valeva la pena di essere seguito.

Di fronte alla marea, l’Italia che non vede Sanremo ha ripiegato attestandosi, come fu col Piave, su posizioni più arretrate. Chi l’ha visto, anzi, ha compiuto il solito miracolo riuscendo a rimediare comunque 2 milioni di spettatori (pari all’8,3% di share) rispetto agli usuali 2,5. E anche Rai 2 col suo telefilm d’ordinanza se l’è cavata raggiungendo il milione di spettatori. Sicché alla somma del tutto, aggiungendo anche i decimali dei canalini, la Rai ha totalizzato il 66% di tutta la platea.

A questo punto già sentiamo sorgere gli interrogativi importanti: siamo al primo esempio di Sanremo nello spirito di Renzi. E’ il Festival del “fare”, che affida la dichiarazione culturale (viva l’amore, qualunque e con chiunque, purché sia adulto e consenziente) all’impasto complessivo e alla tempestiva scelta dell’ospite (Elton John, ma anche Buzzo) senza starsi a gingillare col politicamente corretto delle edizioni patrocinate dal vecchio centro sinistra?. Il Sanremo della Nazione, precede il Partito della Nazione? Lo segue? O non c’entra per niente? Aspettiamoci che se ne parli sulle gazzette e nei talk show.

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