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BALLARO', LA CULLA DELLA MAFIA NIGERIANA - 2/5

Nel regno che fu di Riina e Provenzano, contestato per la prima volta l'aggravante mafiosa a un'organizzazione straniera. Il gruppo Black Axe controlla spaccio e prostituzione a Ballarò con il beneplacito dei boss locali. L'indagine partita da un regolamento di conti a colpi di scuri e machete. I simboli e i riti di affiliazioni emersi anche in precedenti processi a Brescia e Torino
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BALLARO’, LA CULLA DELLA MAFIA NIGERIANA

Gli investigatori palermitani iniziano ad accorgersi che sotto il monte Pellegrino c’è una nuova pericolosissima gang mafiosa il 27 gennaio del 2014: quella notte in via del Bosco – quartiere Ballarò, uno dei mercati storici della città – due cittadini nigeriani vengono aggrediti a pugni, calci e chirurgici colpi di ascia da sei connazionali. Quella che gli agenti della squadra mobile scorgono nell’oscurità è un scena raccapricciante: alla fine della spedizione punitiva, infatti, le due vittime vengono marchiate con un taglio profondo, eseguito probabilmente con un machete, che gli sfregia la parte superiore del volto.

le due vittime vengono marchiate con un taglio profondo, eseguito probabilmente con un machete, che gli sfregia la parte superiore del volto

Le indagini s’indirizzano subito su altri tre cittadini originari della Nigeria che vivono tra i vicoli di Ballarò: si chiamano Austine Ewosa, detto Johnbull, Vitanus Emetuwa, detto Acascica e Nosa Inofogha. “Li abbiamo picchiati perché hanno molestato la mia donna” dice Johnbull, il capo dei tre: una scusa utilizzata spesso anche in altre città italiane per giustificare le risse tra nigeriani. Quello di Ballarò è, dunque, solo un regolamento di conti tra connazionali? I pm Gaspare Spedale e Sergio Demontis, però, non ci credono: e scoprono che Johnbull non è solo il capo del trio, ma probabilmente anche uno dei boss della Black Axe a Palermo. Ballarò è il suo regno, ed è tra quei vicoli che Johnbull e i suoi gestiscono lo spaccio di droga, minacciando e massacrando tutti quelli che vogliono piazzare la “roba” senza sottomettersi alla banda.

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