Ma non solo. Perché gli inquirenti si pongono una domanda: come è possibile che a Palermo un’organizzazione straniera gestisca un intero quartiere senza che i padrini, quelli che reggono gli storici mandamenti cittadini, abbiano nulla da ridire? Giovanni Di Giacomo è un boss autorevole, un mafioso dal robusto curriculum criminale, ha esordito come nel gruppo di fuoco di Pippo Calò: oggi è detenuto all’ergastolo. Fuori dal carcere mantiene, però, ancora la sua influenza: al punto che riesce a fare nominare il fratello Giuseppe reggente del clan di Porta Nuova. Un incarico che durerà poco, dato che il 12 marzo del 2014 Giuseppe Di Giacomo verrà ucciso in pieno giorno nelle strade del quartiere Zisa. Aveva però già cominciato a muoversi da padrino, a dirigere il racket delle estorsioni, e a riferire ogni cosa al fratello detenuto, durante i colloqui intercettati in carcere.
il boss in carcere: “Mi vengono ad aspettare sotto casa per parlare, chiedere…”
In uno di quei colloqui, Giovanni Di Giacomo chiede informazioni su Ballarò, il quartiere storico nel centro della città. “Lì ci sono i turchi” dice il fratello, e a Palermo da più di mezzo secolo quando qualcuno dice “i turchi”, si riferisce genericamente alle persone di colore. È per questo che Di Giacomo chiede delucidazioni: “Quali turchi?” “I nigeriani” chiarisce il boss di Porta Nuova. “Ma sono rispettosi – aggiunge – mi vengono ad aspettare sotto casa per parlare, chiedere …e poi questi immagazzinano”. Una affermazione che, per gli inquirenti, spiega chiaramente come Cosa nostra a Palermo abbia dato il suo via libera alla presenza dei nigeriani di Black Axe sul territorio. E quella spiegazione, “questi immagazzinano”, vuol dire praticamente che nei vicoli dimenticati di Ballarò i nigeriani “rispettosi” conservano enormi quantitativi di droga, con il beneplacito delle famiglie di Cosa nostra, ormai falcidiate dagli arresti e a corto di soldati fedeli per controllare ogni angolo della città. È così che il ventre molle di Palermo è diventato oggi mandamento delle gang nigeriane, con tanto di benedizione degli eredi di Riina e Calò. Ed è per questo motivo che i pm della procura hanno deciso di contestare alla banda di Johnbull il tentato omicidio e lo spaccio di droga aggravati dalle modalità mafiose.