“La frutta è buona, va bene. Non c’è problema vero? Qui nessuna persona scopre che è brutta vero?”. È il 5 marzo quando Franco Fazio, l’uomo di fiducia di Gregorio Gigliotti, parla con gli uomini del cartello di Alajuela per accertarsi che la spedizione di cocaina dal Costa Rica vada a buon fine. Candidato a consigliere di centrodestra nel Comune di Lamezia alle ultime amministrative, era un periodo in cui Fazio, arrestato lo scorso maggio, si destreggiava tra la campagna elettorale e il traffico internazionale di droga. Agli uomini del boss Guzman Rojas chiarisce il concetto che i calabresi la “merce” la pagano dopo il recapito. Ma nonostante tutto occorre fare attenzione alle forze dell’ordine, sia quando la cocaina lascia il Paese del Centro America sia quando i container entrano negli Stati Uniti: “Ehh io so che la cosa lì… la frutta è buona, esce bene ehh… non avete persone… cani… non avete niente capisci? Qui c’è molto e non so cosa può succedere, mi capisci?”.

Incrociando intercettazioni come queste la squadra mobile di Reggio Calabria, lo Sco di Roma e l’Interpol hanno ricostruito il percorso della cocaina che l’imprenditore calabrese Gregorio Gigliotti trafficava sull’asse Costa Rica–Stati Uniti–Italia. Un affare da diversi miliardi di euro. In un anno e mezzo di indagini, infatti, sono state sequestrati numerosi carichi di droga che gli investigatori, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, hanno intercettato nei porti di mezza Europa.

Il sequestro più importante è quello eseguito nei primi giorni di dicembre 2014 quando, nel porto di Rotterdam, in Olanda, gli agenti guidati dal capo della mobile Francesco Rattà, hanno bloccato in un solo colpo tremila chili di cocaina suddivisi in 137 scatole di cassava, contenenti 3003 confezioni pressate di stupefacente. Il carico era riconducibile a una società costaricense, legata da rapporti commerciali con la “Tropfuit”. Tremila chili di polvere purissima che, una volta tagliata, avrebbe fruttato miliardi alle cosche della Piana di Gioia Tauro. Secondo gli investigatori olandesi, che hanno collaborato al sequestro, il carico di coca era destinato ad una ditta olandese la “Khol Fruit”, della cittadina di Bleiswijk, già emersa in altre indagini sul traffico internazionale di droga.

Con l’operazione “Columbus 2” si chiude il cerchio dell’organizzazione guidata da Gregorio Gigliotti, l’imprenditore originario della provincia di Catanzaro che utilizzava una pizzeria nel Queens e una società di import-export come coperture per i suoi traffici illeciti gestiti assieme alla moglie Eleonora Lucia e al figlio Angelo. Tutti e tre erano stati arrestati lo scorso maggio e sono attualmenti detenuti, in attesa dell’estradizione, nel carcere di New York dove gli è stata notificata una nuova ordinanza di custodia cautelare.

Su richiesta del procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri e dei sostituti Paolo Sirleo e Simona Ferraiuolo, invece, il giudice per le indagini preliminari Barbara Bennato ha emesso un provvedimento di arresto anche per il boss del cartello del Costa Rica Armando de Jesus Guzman Rojas e per i suoi luogotenenti Juan Jose Campos Mora, Ricardo Jorge Garcia Alzugaray, German Andres Montero Picado e Jonathan Gerardi Salazar Solorzano. Con la loro cattura, eseguita ieri pomeriggio (ora italiana) è stato smantellato tutto il cartello di Alajuela, fornitore delle famiglie mafiose rappresentate da Gregorio Gigliotti.

“Il contesto complessivo delle indagini – scrive il gip Bennato nell’ordinanza– ha evidenziato una caratteristica peculiare del sodalizio di Gigliotti Gregorio: la sua pervasiva capacità di operare su diversi versanti criminali, agendo tanto sul fronte statunitense e centroamericano, quanto su quello italiano, grazie ai suoi collegamenti con personaggi legati alla criminalità organizzata calabrese”.

“Quella di oggi è una straordinaria operazione contro la ‘ndrangheta e le sue proiezioni internazionali”. Non nasconde la sua soddisfazione il questore di Reggio Calabria Raffaele Grassi che ha seguito l’indirizzo l’inchiesta “Columbus” si dall’inizio quando, prima di arrivare in riva allo Stretto, dirigeva lo Sci di Roma, oggi guidato da Andrea Grassi. Anche lui, presente alla conferenza stampa, ha sottolineato l’importanza dell’operazione: “Questa è la dimostrazione di cos’è la ‘ndrangheta. Abbiamo seguito navi e container porto dopo porto ed è emerso che la ‘ndrangheta gestiva un cartello inedito di narcos capeggiato da Guzman Rojas, un boss che in passato era stato già arrestato per i suoi rapporti con i colombiani. Nel corso dell’indagine sono state sequestrate oltre tre tonnellate di cocaina”.

Per la precisione sono 3200 i chili che il cartello del Costa Rica ha fornito ai calabresi per inondare di coca l’Europa. “È un’operazione di livello internazionale – ha affermato il procuratore Federico Cafiero De Raho – la ‘ndrangheta immette la cocaina in Europa non solo dal porto di Gioia Tauro, ma anche dai porti di altri Paesi. Immaginate tutto il denaro fatto dalla ‘ndrangheta con le tonnellate di droga. Denaro che poi viene reinvestito in attività apparentemente lecite. È questa la sfida che deve vincere l’Europa”.

“Il risultato di questa indagine non era scontato – ha ribadito il procuratore aggiunto Nicola Gratteri – è un’inchiesta che abbiamo strappato con le unghie e con i denti ai colleghi del Centro America. L’abbiamo fatto grazie a un protocollo con l’Fbi e la Dea che non esisteva più dai tempi di ‘Pizza connection’. Siamo stati sui territori del Costa Rica e della Colombia per fare indagini sui fornitori e non solo sui broker. Non abbiamo mai mollato”.

Mentre era in corso la conferenza stampa, in Costa Rica gli agenti della Mobile stavano concludendo le operazioni: “La nostra attività è stata possibile grazie alla cooperazione internazionale. – ha concluso il capo della Mobile Francesco Rattà – alcuni degli arrestati li abbiamo trovati armati e ancora in possesso delle attrezzature per il confezionamento della cocaina. La ‘ndrangheta continua a tenere la supremazia in questo settore”.

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