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La grandeur di Giancarlo Galan si manifestò, al tempo in cui fu governatore della Regione Veneto, con l’approvazione di un ambizioso piano di grandi opere, su cui l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi mise il ‘sigillo di Stato’ siglando un vero e proprio patto tra governo regionale e quello nazionale“Modernizzazione: questa è la parola usata da Berlusconi al momento di firmare l’atto”, riportò con enfasi un giornale locale nel novembre del 2009.

La storia, poi, ha scritto una pagina diversa da quella immaginata da Galan e dallo stesso Berlusconi. Perché nella grandissima parte dei casi, i lavori non sono mai partiti. Tra risorse insufficienti, gare sopese, ricorsi, progetti preliminari mai approvati, pastoie burocratiche, inchieste della magistratura, è ancora tutto fermo. Al di là del Mose, travolto, come sappiamo da uno scandalo politico-giudiziario, vale la pena di fare qualche esempio per chiarire meglio di cosa stiamo parlando.

Per l’Autostrada Regionale Medio Padana Veneta Nogara-Mare Adriatico, che avrebbe avuto un costo pari a 1,9 miliardi di euro, la convenzione di concessione non è stata mai sottoscritta. Il ‘sistema delle Tangenziali Venete Verona Vicenza Padova, che avrebbe previsto una spesa di poco superiore a 2 miliardi di euro, attende da anni l’approvazione del relativo progetto preliminare da parte del Cipe. Stessa sorte per il progetto preliminare relativo al Grande Raccordo Anulare di Padova (520 milioni di investimento).

Mentre per l’autostrada denominata Passante Alpe Adna Prolungamento A27, il ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo ha comunicato parere non favorevole della Soprintendenza competente. Nel caso della cosiddetta Via del Mare, che avrebbe dovuto collegare Jesolo – nota località del turismo balneare – all’autostrada A4, la gara è stata invece sospesa. E per la prevista superstrada a pedaggio Valsugana-Valbrenta-Bassano il Cipe si deve ancora esprimere.

Tutto ciò, senza considerare che sul fantasmagorico progetto di autostrada Mestre-Ravenna-Orte-Civitavecchia, al centro del cosiddetto sistema-Incalza  che sarebbe costato 7,2 miliardi di euro, è stato il ministro delle Infrastrutture Del Rio a mettere definitivamente una pietra sopra.

Se escludiamo l’autostrada Mestre-Orte, per realizzare una decina di infrastrutture incluse nei grandi piani di Galan, il Veneto avrebbe bisogno di almeno 8 miliardi di euro. Soldi che nelle casse regionali non ci sono. In sei casi poi, il predecessore di Luca Zaia mise in campo il project financing, facendo saltare sul carro delle grandi opere privati, tra cui anche importanti realtà come Pizzarotti, nell’illusione collettiva che tutto sarebbe andato a buon fine nel giro di pochi anni.

Il project financing rischia di rappresentare per Zaia una grana di non poco conto. Perché rinunciare all’opera oggetto della finanza di progetto significherebbe pagare ai privati coinvolti cifre incalcolabili in penali e indennizzi per le spese già affrontate. Somme che sarebbero ancora più salate nei progetti, 7 in tutto, dove la Regione Veneto ha dichiarato sussistere anche un interesse pubblico. Aspetto, questo, che rende più complicata e ancora più onerosa una possibile exit strategy dal progetto avviato.

Questo spiega perché Luca Zaia, consapevole come le grandi opere messe in pista da Galan non vedranno mai la luce, stia cercando di correre ai ripari. E il 6 agosto, su input della giunta regionale, il consiglio regionale veneto ha infatti approvato una legge che modifica la normativa su lavori pubblici e finanza di progetto. Introducendo in particolare la possibilità di far decadere il pubblico interesse, con la conseguenza, in caso di rinuncia definitiva alle infrastrutture, di limitare le richieste di danni e le penali, stimate in almeno mezzo miliardo di euro.

“Con questa legge – ci ha detto Stefano Fracasso, consigliere regionale del Pd – il presidente Zaia cerca certo una exit strategy il meno dolorosa possibile, ma di fatto spoglia l’Assemblea regionale del compito di programmare le opere pubbliche: la giunta deciderà d’ora in avanti se, come e dove modificare gli interventi infrastrutturali”.

Al netto dei dubbi sul possibile scippo, da parte di Zaia, di una prerogativa in capo al consiglio, un dato è certo: se la stella di Giancarlo Galan è caduta definitivamente da tempo, la sua memoria rimarrà ancora a lungo impresa nella testa dei discendenti degli Euganei. Perché il Veneto pagherà centinaia di milioni di euro di penali per la rinuncia alle opere partorite dal vulcanico Galan.

@albcrepaldi

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