In queste ore si ripetono annunci tranquillizzanti sugli sforzi che la Buona Scuola di Renzi avrebbe compiuto per i suoi alunni disabili.
Purtroppo non è così, e infatti: il numero di alunni disabili frequentanti la scuola pubblica italiana (escluse le regioni Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta) risultava al 10 giugno scorso pari a 218.237 e non 217.000 come si legge nel comunicato del Miur. Il numero di alunni disabili nelle scuole paritarie è di circa 12mila unità (dati 2013/14). Il numero di insegnanti di sostegno complessivo (escluse le regioni Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta) risultava al 10 giugno scorso pari a 117.571. L’aumento medio annuo di alunni disabili nelle scuole pubbliche è pari ad almeno 6500 unità (es. 2013/14 – 2014/15 era stato di 8423 ). Le assunzioni previste nella cosiddetta fase B della Buona Scuola non sono state tutte effettuate (sono circa 9mila su 16mila posti) e i posti di sostegno erano tra questi (fonte Andrea Gavosto, direttore Fondazione Agnelli).
L’aumento di posti stabili sul sostegno è semplicemente derivante dal piano di assunzioni previsto tre anni fa dal ministro Maria Chiara Carrozza che peraltro partiva da un dato numerico (il numero di alunni disabili presenti nella scuola) sensibilmente diverso da quello attuale, e non dalla Buona Scuola.
Dal Miur ancora non abbiamo ricevuto nota sul numero di insegnanti immessi in ruolo per il sostegno provenienti da altre discipline (es. musica, arte, diritto) che andranno inevitabilmente a peggiorare la qualità del tempo scuola degli alunni disabili.
Il Miur continua a dimenticare, nonostante sia costretto a riportarlo in tutti i suoi atti ufficiali, che il diritto all’istruzione di ogni alunno disabile non può essere sottoposto a vincoli economici e che il rapporto di un insegnante ogni due alunni disabili non è una legge ma un’indicazione che la Corte costituzionale prima e i giudici dei Tar di tutta Italia poi, hanno riconosciuto come ininfluente.
E ovviamente, non ho fatto cenno al numero massimo di alunni disabili per classe, alla formazione degli insegnanti ed al “pasticcio” dell’assistentato specialistico.
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