Era stato condannato a 505 anni di carcere per le proprie responsabilità nelle torture, gli arresti, le uccisioni e le ‘desapariciones’ degli oppositori di Pinochet, salito al potere in Cile con un colpo di stato l’11 settembre 1973. Manuel Contreras, l’ex capo della Dina, la polizia segreta del Paese sudamericano, è morto a 86 anni nell’Ospedale Militare della capitale, Santiago. A capo di una delle istituzioni simbolo degli orrori della dittatura, non si è mai pentito dei suoi crimini, commessi negli anni più bui della repressione, che definì la ‘guerra contro il marxismo’ Contreras era affetto da tumore al colon, ipertensione e una forma di diabete che aveva colpito i reni, costringendolo alla dialisi tre volte al settimana.

La notizia della morte si è diffusa nella notte a Santiago, dove subito qualche centinaio di manifestanti, tra i quali familiari di ‘desaparecidos’, si sono ritrovati davanti all’Hospital Militar e alla centrale Plaza Italia della capitale. Alcuni dei presenti portavano cartelli con le foto degli scomparsi, altri hanno stappato bottiglie di champagne mentre urlavano: “E’ morto”.
Contreras era stato portato qualche giorno fa nella clinica dal carcere di Punta Peuco, dove era detenuto insieme ad altri militari accusati di aver violato i diritti umani durante la dittatura.

Oltre alla condanna a 505 anni di detenzione per i crimini commessi tre il 1973 e il 1990, era coinvolto in altri 56 processi ancora in corso. Giovedì, il presidente del Partito comunista del Cile, Guillermo Teillier, aveva chiesto al ministro della Difesa, José Antonio Gomez, di degradare il generale prima della morte. Chiedeva il motivo per cui il provvedimento non fosse ancora stato applicato, nonostante il codice penale militare lo preveda in caso di ergastolo o pena di morte.

“E’ il simbolo dell’orrore del terrorismo di Stato”, ha sottolineato all’Ansa la presidente dell’Associazione familiari di detenuti ‘desaparecidos’, Lorena Pizarro. “E’ morto rivendicando quello che ha fatto, non posso capire come un essere umano possa aver agito così: ha inflitto il dolore cercando i modi più brutali per provocarlo”. E in una nota il governo della presidente Michelle Bachelet ha definito il generale come “uno dei personaggi più bui della nostra storia. E’ morto portando con sè informazioni preziose sulla verità” degli anni del regime.

Sull’ex capo della Dina si è pronunciata anche Isabel Allende, leader del partito socialista e figlia del presidente Salvador Allende morto suicida l’11 settembre del ’73 alla Moneda, giorno del golpe. “E’ stato forse il maggior criminale nella storia del Cile. Era un vigliacco”, ha sottolineato la Allende, omonima della nota scrittrice. Negli anni della dittatura, Contreras era stato d’altra parte uno degli uomini chiave dell’Operazione Condor, l’accordo fatto all’epoca tra i servizi segreti delle dittature sudamericane per dare la caccia agli oppositori: e proprio il ‘Condor’ è al centro di un processo a Roma nato tempo fa per iniziativa dei familiari di alcuni desaparecidos di origine italiana.

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