Oltre 1500 emendamenti e decine di richieste di intervento in Aula. La vigilia della discussione del ddl Rai in Senato preannuncia un clima difficile tra i seggi parlamentari. Se i senatori della Lega Nord sono già tutti iscritti a parlare per rallentare i lavori, il Movimento 5 Stelle prova la strada della mediazione: “Niente barricate, ma il governo accolga le nostre proposte”. I punti su cui vorrebbero aprire il dialogo sono, tra gli altri, la richiesta di “requisiti chiari per i candidati dal consiglio d’amministrazione e il futuro amministratore delegato” e “regole stringenti per la selezione pubblica e per la trasparenza”. Già negli scorsi mesi i grillini avevano tentato un’intesa con il presidente del Consiglio sull’argomento, ma il tavolo non ha mai dato gli effetti sperati.

I primi ostacoli al ddl, la cui prima approvazione il Pd ha in programma che arrivi in settimana, saranno le richieste di modifica da discutere in Aula. Secondo le prime indicazioni, alla scadenza delle 13, la Lega Nord ha presentato 800 emendamenti, il Movimento 5 Stelle 635, Forza Italia 101, Sel 45. Le richieste di modifica da parte dei relatori del disegno di legge, il dem Raffaele Ranucci e il socialista Enrico Buemi, sono soltanto tre.

“Su indicazione di Salvini”, ha commentato il capogruppo del Carroccio in commissione Telecomunicazioni Jonny Crosio, “tutti i colleghi hanno sottoscritto gli emendamenti, a mia prima firma, e si sono iscritti a parlare durante la discussione generale. E tutti sanno quanto siano abili a far il proprio lavoro in aula. I tempi non sono contingentati e avremo modo di far valere le nostre istanze sulla riforma”.

I 5 Stelle invece tentano la strada del dialogo. “Renzi”, ha dichiarato il gruppo al Senato in una nota, “e la maggioranza dichiarano di volere una Rai indipendente dai partiti ed efficiente. Se è davvero così, allora accettino le proposte del M5s. La presunta apertura al dialogo da parte del governo in commissione Lavori pubblici è stata piuttosto striminzita e non ci soddisfa. Per questo in aula, pur rinunciando ad un ostruzionismo becero, ci batteremo con forza per far approvare le nostre proposte che nel governo e nel Pd in molti condividono seppure ufficiosamente”. Gli oltre 600 emendamenti presentati dal M5s chiedono: “Fuori dal cda Rai chi nella legislatura precedente ha occupato cariche di governo, cariche elettive a qualunque livello e incarichi o uffici di rappresentanza nei partiti politici; procedure pubbliche trasparenti per la selezione dei consiglieri del Cda eletti dal Parlamento”. E ancora: “Più paletti per evitare conflitti di interesse, criteri chiari su requisiti di onorabilità e competenze; l’amministratore delegato scelto all’interno del cda stesso e non indicato direttamente da Renzi”.

La battaglia non sarà però solo in Parlamento. Moveon Italia, Arci, Articolo 21, Associazione Stampa Romana, Indignerai, Net-left e altre sigle hanno convocato un sit-in davanti a Palazzo Madama, in piazza delle Cinque Lune,il 21 luglio alle ore 18 in concomitanza con la discussione in Aula, chiedendo un confronto con le associazioni. “Mentre i vertici della Rai, appena scaduti, mantengono una poltrona inerziale – si legge in una nota -, la riforma del servizio pubblico si sta avviando a larghi balzi verso l’approvazione al Senato, dove martedì inizierà l’esame in Aula, soffocata dalla calura estiva e da un dibattito asfittico per non dire assente all’interno del Paese e dei corpi sociali”.

 

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