Due stagioni già prodotte e trasmesse su YouTube, una terza giù pronta e solo da girare. G&T non è solo la prima webserie italiana a tematica omosessuale, ma è anche un successo clamoroso da 44 milioni di visualizzazioni, che ha conquistato persino gli americani, meritandosi la definizione di “una delle migliori webserie LGBT al mondo” dal magazine Out. Dietro l’avventura di G&T (che è il “get” inglese ma anche “Giulio & Tommaso”, i personaggi principali) ci sono Francesco D’Alessio e Matteo Rocchi, protagonisti, sceneggiatori e registi, ma soprattutto appassionati promotori di un’avventura nata con 8 mila euro messi di tasca propria e poi diventata qualcosa di molto più grosso e impegnativo.

E proprio perché ormai le aspettative sono altissime e la qualità del prodotto è imprescindibile, Francesco e Matteo hanno deciso di lanciare una campagna di crowdfunding su Kickstarter, per raccogliere i 90mila euro necessari a produrre la terza stagione. In pochi giorni hanno già raggiunto quasi 20mila euro, ma adesso mancano solo 13 giorni e l’obiettivo è ambizioso assai. Certo, forse sarebbe più semplice far tutto con l’aiuto delle istituzioni pubbliche, che dovrebbero supportare iniziative del genere. Parlando con Francesco e Matteo, abbiamo capito che sì, le istituzioni si sono lanciate in lodi sperticate, in pacche sulle spalle, in “bravi, continuate così”, in patrocini gratuiti concessi con entusiasmo. Al momento di sganciare qualcosa, però, l’entusiasmo si spegne. Momentaccio per tutti, per carità, ma a ben vedere i bilanci degli enti locali si trovano tanti di quei soldi elargiti a pioggia senza criterio alcuno che sembra davvero strano non ci sia nulla per un progetto che ha il merito di raccontare una omosessualità quotidiana. E infatti Francesco e Matteo definiscono le vicende di Giulio & Tommaso come “una storia d’amore, senza bisogno di specificare l’orientamento sessuale”.

Le prime due stagioni sono disponibili su YouTube: la prima è evidentemente più artigianale, ma già si nota il potenziale di un’idea coraggiosa e ben congegnata. Nella seconda, invece, G&T diventa “grande” e, anche facendo tesoro delle difficoltà degli esordi, si trasforma in un prodotto di tutto rispetto, con un finale da togliere il fiato e che, però, lascia aperti troppi interrogativi. Anche per questo, sarebbe opportuno che la terza stagione ci fosse. E visto che i soldi pubblici non arrivano (e che l’associazionismo LGBT non vive certo il suo periodo più florido) tocca ai fan della serie (o anche solo a chi vuole appoggiare un progetto coraggioso) contribuire a rendere possibile la continuazione di quello che era un sogno di un gruppo di ragazzi. E anche i sogni costano, purtroppo.

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