Cultura

Decenni di dogmi archeologici sovvertiti: i primi artisti? Erano donne

Recenti studi hanno rivelato infatti che gran parte delle antiche pitture rupestri preistoriche sono state eseguite da esponenti del genere femminile, mentre la maggior parte degli studiosi ha sempre supposto che gli autori fossero uomini. È stato l’archeologo Dean Snow, docente della Pennsylvania State University, a dare l’input a questa nuova analisi che mette in discussione quella che per anni è stata una certezza

di Francesca Polacco

Decenni di dogmi archeologici sovvertiti. Al contrario di quanto creduto finora, gli artisti più antichi erano donne. Recenti studi hanno rivelato infatti che gran parte delle antiche pitture rupestri preistoriche sono state eseguite da esponenti del genere femminile, mentre la maggior parte degli studiosi ha sempre supposto che gli autori fossero uomini.  È stato l’archeologo Dean Snow, docente della Pennsylvania State University, a dare l’input a questa nuova analisi che mette in discussione quella che per anni è stata una certezza. Snow ha esaminato le contro-impronte di mano lasciate sulle pareti di 8 siti diversi tra Francia e Spagna e, semplicemente confrontando le lunghezze di alcune dita, è giunto alla conclusione che almeno i tre quarti delle impronte appartengono a mani femminili. In Argentina, in Africa, in Australia, nelle grotte di tutto il mondo sono state rintracciate impronte di mano, ma gli esempi più noti e antichi sono certamente le pitture rupestri delle cavità francesi e spagnole, eseguite tra i 40 e i 12mila anni fa.

“Per lungo tempo c’è stato un forte pregiudizio maschile nella letteratura scientifica”, ha spiegato Snow, che per i suoi studi ha ricevuto dei fondi dal Committee for Research and Exploration della National Geographic Society. “Molte persone hanno fatto delle supposizioni del tutto immotivate sugli autori di queste opere, e sul perché venivano eseguite”. Gli archeologi hanno trovato sulle pareti delle grotte di tutto il mondo centinaia di contorni di mani realizzati con la tecnica a stencil. Visto che molte di queste prime pitture sono associate a ritratti di animali da selvaggina, come bisonti, renne, cavalli e mammut lanosi, molti ricercatori hanno avanzato l’ipotesi che a realizzarle fossero stati i cacciatori, probabilmente per narrare le loro imprese o quasi fosse una sorta di rito propiziatorio per migliorare la caccia successiva. La nuova scoperta invece suggerisce esattamente il contrario. Certamente nella maggior parte delle società sono gli uomini a occuparsi della caccia, ma a trasportare le prede al campo in realtà sono le donne, particolarmente attente ai risultati e premurose nel conservare la selvaggina.

Lo studio di Snow, che ha analizzato centinaia di graffiti di grotte europee, è iniziato quando si è imbattuto nel lavoro di John Manning, un biologo britannico che aveva scoperto che uomini e donne differiscono nelle relative lunghezze delle dita: le donne tendono ad avere anulare e indice della stessa lunghezza, mentre negli uomini l’anulare è più lungo rispetto all’indice. Così ha dato un’occhiata a un vecchio libro di pitture rupestri sulla cui copertina c’era lo stencil colorato di una mano della famosa grotta di Pech Merle nel sud della Francia. “Ho guardato quell’immagine e ho pensato, se veramente Manning sa quel che dice, allora è quasi certamente una mano femminile”, ha raccontato l’archeologo.

Attraverso un algoritmo creato sulla base di un set di misure di riferimento ricavate dalla mani di persone di discendenza europea che vivono nei pressi della sua università, ha elaborato la sua teoria. Partendo ad esempio dalla lunghezza delle dita, dalla lunghezza della mano o dal rapporto tra indice e mignolo, l’algoritmo riesce a prevedere se un’impronta appartenga a una mano maschile o femminile, ovviamente con un margine di errore, anche se le differenze delle mani preistoriche erano molto più marcate: “Ventimila anni fa gli uomini erano uomini e le donne erano donne”, ha affermato Snow.

Alcuni studiosi restano scettici, altri, come il biologo evoluzionista R. Dale Guthrie, hanno addirittura avanzato l’ipotesi che le impronte appartengano ad adolescenti curiosi e avventurosi, poiché agli occhi degli adulti le grotte apparivano pericolose e poco interessanti. Un’altra opinione diffusa, sostenuta principalmente dall’archeologo Dave Whitley di ASM Affiliates, è quella secondo la quale gli artisti fossero sciamani che entravano in trance per connettersi con il mondo degli spiriti. “Il nuovo studio, tuttavia, non esclude la teoria degli sciamani – ha aggiunto Whitley – perché in alcune società di cacciatori-raccoglitori spesso gli sciamani sono donne o addirittura transessuali”. Al momento l’unica certezza è che molti misteri circondano ancora queste prime espressioni artistiche e “crediamo di capire, ma più cerchiamo, più ci rendiamo conto di quanto sia superficiale la nostra comprensione”, ha dichiarato un altro archeologo, Paul Pettitt dell’Università di Durham.

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