Da tempo sognava di creare una compagnia telefonica che copra l’intero bacino mediterraneo. Per ora, però, Naguib Sawiris si accontenta di crescere nell’online italiano e, in particolare, di cercare di creare un “leader di mercato nel settore della pubblicità digitale e dei servizi su Internet” puntando sulla martoriata Seat Pagine Gialle. Una mission non da poco che passa attraverso uno scambio di titoli e un’Offerta pubblica di acquisto obbligatoria: i fondi americani che avevano da pochissimo rilevato la maggioranza di Seat in concordato cederanno le loro quote (53%) a ItaliaOnline e la web company nella quale dal 2012 Sawiris ha riunito i portali Libero e Virgilio, emetterà nuovi titoli pari al 33% del capitale da dare in cambio ai venditori. Quindi l’Opa a 0,0039 euro per azione e, infine, la fusione tra le due società. Per i pluritartassati soci di minoranza di Seat l’operazione ha il merito, forse per la prima volta nella storia della società, di riconoscere una somma in denaro (benché simbolica) a chi dovesse decidere di lasciare la nave. Per il magnate egiziano è invece una soluzione ottimale che in quattro mosse e con un investimento decisamente contenuto, gli consentirà di portare in Borsa Italiaonline, dopo che in ottobre aveva dovuto fare dietro front all’ultimo minuto, davanti a un mercato che non era disposto a riconoscergli il prezzo che avrebbe voluto.

Niente di paragonabile, comunque con i vecchi sogni. Anche se, in passato, Sawiris c’era andato molto vicino: con la sua Weather holding era riuscito a mettere assieme diversi Paesi del Mare nostrum. Compresa l’Italia dove nel 2005 aveva comprato Wind dall’Enel di Paolo Scaroni. Proprio l’operazione italiana fece però aveva fatto saltare il progetto che ormai sembrava cosa fatta: troppi debiti per la holding che aveva rilevato Wind valutandola 12 miliardi, quasi tutti presi in prestito. Così poco dopo Naguib era stato costretto a rivenderla ai russi di Vimpelcom. Un incidente di percorso per l’industriale egiziano che si era rimesso all’opera con quel che gli era rimasto in mano. Non poco per la verità perché l’imprenditore di origini cristiane copte da solo è la terza ricchezza d’Egitto e la decima d’Africa, con un patrimonio che, secondo la rivista statunitense Forbes, ammonta a 3,1 miliardi di dollari. Una cifra che rappresenta solo una parte dell’immensa fortuna di una famiglia con interessi nelle costruzioni, nel settore alberghiero e nelle telecom, considerata una delle più influenti del Cairo. Con amicizie importanti a Washington e nei Paesi dell’Unione.

In Italia il magnate egiziano negli ultimi anni oltre che per le sortite sul web era tornato a far parlare di sé per le sue fiammate a intermittenza per Telecom Italia per la quale, senza successo, nell’era di Franco Bernabé, aveva messo sul piatto 3 miliardi di euro, pari all’epoca a circa il 30% dell’azienda. Una mossa dispendiosa giustificata da una passione, quella per Telecom, che avrebbe potuto generare infinite sinergie con la sua Orascom Telecom Media & Technology (Otmti), la società di Sawiris quotata alla Borsa del Cairo. E, naturalmente, costituire un tassello essenziale del grande progetto di telecom mediterranea che Naguib continua a coltivare. Nel suo portafoglio ci sono infatti una quota di minoranza della società di telefonia mobile egiziana Mobinil, il 75% del terzo operatore 3G della Corea del Nord, Koryolink e il 99% dell’operatore libanese OT Lebanon. E poi ancora la partecipazione nell’azienda pakistana, Trans World Associates, partecipata dalla Omzest group dell’Oman e attiva nel settore dei cavi in fibra ottica sottomarina. Infine, anche il 100% di MENA, società impegnata a costruire una rete sottomarina di cavi che uniscano Mazara del Vallo all’India passando per l’Egitto, l’Arabia Saudita, lo Yemen, l’Oman e gli Emirati. Un mondo immerso nel Mediteranneo, quello di Sawiris, ma con il cuore pulsante in Lussemburgo dove la Orascom TMT Investments custodisce il controllo di Orascom Telecom Media & Technology, oltre a ItaliaOnline, Dada e una serie di altre attività collegate al mondo media e tlc. Un impero media e telecom costruito passo dopo passo da Naguib la cui famiglia ha in più occasioni dimostrato in passato di saper ripartire da zero in un Paese dalle incerte vicende politiche.

Negli anni ’50 il padre Onsi si lancia nel settore delle opere infrastrutturali: realizza principalmente canali e strade. Gli affari vanno a gonfie vele finché nel 1960 l’azienda di famiglia viene nazionalizzata durante il governo di Gamal Abd el-Nasser. Non sarà né la prima né l’ultima volta che Onsi Sawiris dovrà fare i conti con il potere costituito. Il copione si ripete con l’arrivo al potere di Gheddafi in Libia dove i Sawiris si rifugiano per diversi anni. Rientrano in patria nel 1976. E l’avventura imprenditoriale riparte per la terza volta con il capostipite Onsi che si fa portavoce delle ragioni dell’infitah, la necessità di liberalizzare l’economia. Con tenacia la famiglia torna nei giri che contano al Cairo. Onsi inizia così a costruire quello che è oggi un impero a tre teste (telecom, alberghi e costruzioni) con ogni divisione che viene costituita come una realtà giuridica indipendente da affidare in seguito ad ognuno dei tre figli, Naguib, Samih e Nassef. Naguib, formatosi alla scuola evangelica tedesca del Cairo per poi proseguire gli studi in ingegneria meccanica in Svizzera, mostra subito il fiuto per gli affari. Nel giro di pochi anni, con la sua Weather holding mette a segno svariate acquisizioni trasformando Orascom telecom in un gigante internazionale con ramificazioni persino in zone calde del paese come l’Iraq post Saddam Hussein. L’operazione Wind e la vendita ai russi rinviano però il concretizzarsi del sogno mediterraneo.

Intanto alla vita da imprenditore, Naguib accosta anche ad un’intesa attività politica: oppositore del regime di Mubarak, è fra i fondatori del partito Al Masreyeen Al Ahrrar, movimento liberale che nasce all’indomani della rivoluzione del 2011 e che si oppone al blocco dei Fratelli Musulmani. Con un curriculum simile, Naguib non ha vita facile in Egitto: è costretto a lasciare il Paese durante il governo di Mohamed Morsi, candidato dei Fratelli Musulmani eletto nel giugno 2012. “ Vorrei vivere in Egitto, ma non ho avuto altra scelta che l’esilio – spiega alla tv privata egiziana Dream tv in un ‘intervista del 6 marzo 2013 – siamo una delle più importanti famiglie industriali del Paese, ma siamo deliberatamente attaccate dalla leadership politica” che accusa gli Sawiris di evasione fiscale. “Quello che sta accadendo ora in Egitto assomiglia a quando il potere fascista di Mussolini prese il potere in Italia”, aggiunge. Per sua fortuna Morsi non durerà a lungo alla guida dell’Egitto e Sawiris potrà così riprendere in mano le sue attività al Cairo. Affari che lo portano in più occasioni ad incrociarsi con l’amico franco-tunisino Tarak Ben Ammar, consigliere di Mediobanca e uomo di fiducia del presidente di Vivendi, Vincent Bolloré. Nel 2012 Naguib vende a Tarak la ONTV, il network televisivo egiziano e poi diventa socio della holding di Tarak Quinta Communication, che è a sua volta in affari con Mediaset nell’emittente tunisina Nessma tv. Obiettivo dichiarato di Tarak e Naguib: creare sinergie fra i media arabi e quelli europei come testimonia anche il tentativo vano di mettere le mani su La7. Al quale è seguita la partita sull’online di cui Seat potrebbe essere solo un tassello, come fa intendere il faraone a valle dell’operazione: “Questo investimento dimostra l’impegno di lungo periodo da parte Otmti nel continuare a contribuire allo sviluppo del settore Tmt in Italia, nonché il nostro interesse nell’esplorare ulteriormente le opportunità che questo grande Paese ha da offrire”.

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