Raccomandazione sì, raccomandazione no. Dopo il caso del ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi (Ncd), le cui intercettazioni rivelano aver chiesto una spintarella per far assumere il figlio, laureato in ingegneria civile al Politecnico di Milano, gli studenti della stessa facoltà all’università La Sapienza di Roma, si dividono. Alcuni affermano che rifiuterebbero categoricamente qualsiasi “aiutino”, consapevoli, in quel caso, che non riuscirebbero “più a dormire la notte”, mentre altri confessano di come “una buona parola, nel sistema italiano, di solito serva”. Di parere diverso i loro genitori. “Oggi mio figlio si laurea. Spero che riesca a inserirsi nel mondo del lavoro, ma – ammette uno – da padre, se potessi, una spintarella gliela darei”. Almeno in linea teorica, però, l’ingresso nel mondo del lavoro dei giovani che escono dalle facoltà di ingegneria dovrebbe essere più agevole rispetto a tanti altri coetanei: “I dati Almalaurea – spiega il professor Umberto Nanni, docente del dipartimento di Informatica e Sistemistica – confermano che noi abbiamo il 98,5 per cento di occupati a un anno dalla laurea, poi noi professori abbiamo frequentemente richieste di aziende che non riusciamo a soddisfare. Quindi – sottolinea il professore – sono più le aziende che hanno problemi a trovare laureati in questo settore, rispetto ai ragazzi a trovare lavoro. La raccomandazione – rivela poi il docente – può servire in funzione del datore di lavoro, ma per i lavori normali no”  di Chiara Carbone

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