Antonio Gozzi, amministratore delegato della società siderurgica Duferco e presidente di Federacciai, è stato arrestato lunedì sera a Bruxelles insieme al collaboratore e dirigente del gruppo Massimo Croci. Gozzi, che è anche presidente del club calcistico di serie B Entella, è accusato di corruzione nell’ambito di un’inchiesta su presunte tangenti pagate in Congo ad alcuni ufficiali pubblici per ottenere appalti. E’ stata la stessa Duferco a darne notizia in un comunicato in cui si legge che Gozzi e Croci sono stati convocati dal giudice istruttore della capitale belga Michel Claise per essere sentiti e poi, una volta a Bruxelles, sono stati fermati. I due manager compariranno entro venerdì davanti al giudice della Chambre du Conseil per la convalida dell’arresto. Secondo l’azienda, che esprime “stupore” e “deplora la privazione della libertà”, “questa maniera di procedere non si può che interpretare come un mezzo di pressione inammissibile”.

La stessa indagine ha portato, lo scorso 24 febbraio, all’arresto del sindaco di Waterloo ed ex ministro dell’Economia Serge Kubla, dal 2009 consulente di Duferco. Che in quell’occasione aveva già negato di essere implicata. Il Secolo XIX, citando alcuni quotidiani belgi, scrive che Gozzi e Kubla sono sospettati di aver escogitato un piano per diversificare le attività del gruppo in Congo nel gioco d’azzardo (l’uomo politico ha anche presieduto una società congolese del settore) e nel sito Metallurgical Maluku. Kubla ha ammesso di aver dato 20.000 euro alla moglie del primo ministro congolese Adolphe Muzito durante una delle sue visite a Bruxelles, ma ha sostenuto che “si trattava del pagamento di una fattura”. L’ex ministro aveva inoltre fondato a Malta la Socagexi Ltd, che ha ricevuto dalla Duferco un totale di 240.000 euro. Le fatture fanno riferimento a un “sondaggio sulle prospettive commerciali in paesi africani (Congo, Guinea)” e “costituzione di una società in Congo”.

Duferco, basata a Lugano, dallo scorso anno è controllata dal gruppo cinese China’s Hebei iron and steel group. La società in una nota dichiara “la totale estraneità del gruppo Duferco e dei suoi dirigenti a qualunque episodio di corruzione internazionale, nella Repubblica del Congo o in qualunque altro Paese” e specifica che “la vicenda, nell’ambito della quale Antonio Gozzi e Massimo Croci sono stati ascoltati, risale al 2009 e non riguarda direttamente società del Gruppo Duferco, ma società e interessi economici esterni al Gruppo e riferibili personalmente agli azionisti del Gruppo stesso. Si è trattato di un intervento di natura esclusivamente finanziaria in un settore esterno alle competenze tradizionali del Gruppo terminato, tra l’altro, con risultati economici e finanziari negativi”. Gozzi e Croci, si legge, “se ne sono occupati su incarico degli azionisti, ma non sono mai stati in vita loro in Congo, né hanno mai conosciuto politici o funzionari pubblici congolesi o altre persone di quel Paese capaci di aver peso o influenza nell’emanazione di atti amministrativi. Hanno quindi dichiarato al Giudice istruttore la loro totale estraneità ai fatti e confidano in un rapido accertamento della verità da parte della giustizia belga”.

Gozzi, 61 anni, è docente di economia e gestione delle imprese all’Università di Genova ma è soprattutto un esponente di riferimento del mondo dell’acciaio. Ha gestito processi di rilancio di imprese siderurgiche in crisi e dal 1997 lavora in Duferco. Il ‘professore’ ha anche la passione del calcio: dal 2007 è presidente della Virtus Entella, approdata in serie B al termine del campionato 2013-2014. Il suo nome è comparso più volte nelle indiscrezioni sull’esistenza di un ghost buyer che ha portato la Sampdoria a passare dai petrolieri Garrone e all’attuale presidente Massimo Ferrero.

Il co-portavoce nazionale dei Verdi Angelo Bonelli ha ricordato che Gozzi ”il 2 settembre 2014, invitato ad un dibattito alla festa dell’Unità di Genova, disse: ‘Fino al 2012, gli italiani in grado di gestire l’Ilva c’erano, ed erano i Riva. In 16 anni non hanno mai chiesto soldi allo Stato e hanno sempre dato reddito ai lavoratori'”. “Per Gozzi dunque non era importante che a causa dei veleni dell’Ilva ogni anno morivano 91 persone e che le indagini epidemiologiche hanno stabilito che i bambini di Taranto muoiono il 21% in più e si ammalano di tumore per il 54% in più rispetto alla media pugliese”.

 

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