In attesa di un’organica disciplina nazionale delle comunicazioni di massa e dei limiti anti-trust alle concentrazioni relative all’editoria, all’emittenza televisiva e alla raccolta pubblicitaria, il decreto-legge 192/2014 cosiddetto “Milleproroghe” contiene una disposizione che proroga di un anno – dal 31 dicembre 2014 al 31 dicembre 2015 – il divieto di partecipazioni incrociate fra le imprese che esercitano l’attività televisiva, in ambito nazionale, su qualunque piattaforma, e le società editrici di quotidiani, al fine di preservare e tutelare il pluralismo informativo.

Divieto che, nella denegata ipotesi in cui fosse stata approvata la pregiudiziale di costituzionalità presentata da Forza Italia o anche quella presentata da altri gruppi parlamentari, sarebbe potuto saltare dall’inizio di questo anno. Eppur si tratta di un’imposizione sacrosanta e necessaria per ostacolare situazioni di conflitto di interesse nell’ambito di un settore delicatissimo, quale è quello dell’informazione.

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Mi chiedo allora: perché non si rende stabile questo divieto piuttosto che assistere a reiterate proroghe di legge? Mica per altro: ci troviamo di fronte alla quinta proroga consecutiva di un termine in origine fissato al 31 dicembre 2010, ma introdotto da una norma che risale ormai a dieci anni e in particolare dall’articolo 43, comma 12 del Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici (decreto legislativo n. 177/2005).

Eppure un modo per risolvere il problema esiste e risiede semplicemente nel rendere stabile il divieto, senza che il Paese continui a correre costantemente il rischio che ci siano eventuali dimenticanze future da parte dell’esecutivo di turno, come pure accaduto in passato. Non si sa mai. Non si può lasciare in mano al governo, qualsiasi esso sia, il potere di decidere se prorogare o meno un divieto del genere di anno in anno.

Negli anni scorsi qualche parlamentare ha anche provato a rendere permanente il divieto in sede di esame del d.l. “Milleproroghe” in Parlamento non c’è stato nulla da fare: gli emendamenti presentati venivano dichiarati inammissibili per estraneità di materia da parte delle Commissioni Parlamentari competenti, trattandosi il “Milleproroghe” di un provvedimento con carattere di urgenza recante sole “proroghe di termini di disposizioni legislative” talvolta accompagnati da disposizioni di natura finanziaria.

La cosa comica però è che una volta esaurita la discussione del provvedimento in Parlamento, il governo si è sempre dimenticato di affrontare la questione fino in fondo, limitandosi ad attendere il varo del “Mille-proroghe” dell’anno successivo.

Il prossimo 20 febbraio, però, il Consiglio dei ministri dovrebbe approvare il disegno di legge sulla concorrenza: un provvedimento di ampio respiro che interviene su molteplici criticità segnalata dall’Autorità Garante per la concorrenza e per il mercato, di iniziativa del ministro dello Sviluppo Economico, Dott.ssa Federica Guidi. Un provvedimento che, tra le altre cose, potrebbe finalmente rendere permanente il divieto degli incroci proprietari stampa-tv in via definitiva.

Quale occasione migliore di questa iniziativa legislativa per intervenire in tal senso? Sarebbe un ben segnale da parte del governo. Quella norma, del resto, non può continuare a rimanere una misera porta sul nulla.

Il Fatto Personale

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