La vittoria di Syriza in Grecia sta facendo affiorare tutto il manicheismo di cui è vittima da sempre l’Italia. I “buoni greci” vittime dei “cattivi tedeschi”. E i luoghi comuni si sprecano, dalle citazioni storiche all’antropologia da quattro soldi.

Partiamo da un assioma: dividendo il mondo – o l’Europa – in buoni e cattivi, si sbaglia in partenza. Ma la tentazione di certa sinistra italiana, e non solo, di semplificare la ben più complessa partita che si sta giocando in Europa, tirando fuori dagli armadi vecchie e stantie ideologie, è troppo forte. Dall’altra parte, il credo del “rigore a tutti i costi” sta annebbiando la vista dei supposti “duri e puri” che vedono nel “meridionale d’Europa” un inetto da punire a tutti i costi.

Per questo mi sembra importante – anche se, ahimè, impopolare – affermare due verità che i tifosi delle due squadra sembrano, o vogliono, ignorare.

La Grecia è affetta da tempo immemore di alcuni mali che noi, in Italia, conosciamo bene: corruzione, clientelismo e inefficienza. Il debito pubblico greco era già attorno al 110 per cento nel 2008, prima ancora dello scoppio della crisi, nel 2009 il deficit risultava il doppio di quello previsto (12 per cento) grazie ai conti truccati dal partito socialista Pasok, l’evasione fiscale è da sempre una prassi (nel 2012 la Guardia di Finanza ellenica la attestò al 55 per cento) e i favori agli amici degli amici in politica sono routine consolidata. Ecco che affermare che tutti i mali della Grecia di oggi sono dovuti ai tedeschi, alla troika e a Bruxelles, è a dir poco una barzelletta.

La Germania è stata la prima, insieme alla Francia, ad aver ricevuto un trattamento di favore nel 2003 per non aver rispettato i criteri di Maastricht. Le misure di austerità imposte ai Paesi in difficoltà si sono rivelate non solo ingiuste “umanamente” ma inefficaci dal punto di vista economico, tanto che lo stesso Obama – che non è certo di sinistra – ha detto che strizzare come limoni Paesi in recessione non serva a rilanciare la crescita. Se è vero che la Germania è il Paese che paga di più in Europa – bilancio comunitario e fondi salva Stati – e anche vero che è quello che dal mercato interno ci guadagna di più, soprattutto in termini di esportazioni. La testardaggine e, per certi versi ottusità, con cui Berlino si è ostinata a “curare” la crisi europea a suon di purghe, sta facendo durare la crisi da oltre cinque anni, mentre in Usa è ormai acqua passata. Fissare al 5 per cento gli interessi dei prestiti internazionali ad un Paese in difficoltà è da usurai.

Ecco che alla luce di queste due serie di considerazioni – e se ne potrebbero fare molte altre – da una parte additare la troika e i tedeschi come i soli mali del Sud Europa, e dall’altro l’incapacità dei feckless Mediterraneans (inetti mediterranei), come ci chiamano al Nord – ebbene sì, ci siamo di mezzo pure noi italiani – non fa altro che mettere i popoli gli uni contro gli altri, rendere più difficile l’individuazioni di soluzioni serie e dare fiato ai vecchi tromboni della politica, ideologi e complottisti vari.

Per quanto riguarda il governo Syriza, l’augurio è che riesca davvero ad alleviare le sofferenze di un popolo che non merita di soffrire in questo modo e di contribuire a rendere più flessibile la gestione della crisi in Europa. Ciò detto, vanno anche tutelati gli interessi di quei contribuenti tedeschi, italiani e così via che dal 2010 hanno prestato 240 miliardi di euro al governo greco, 40 dei quali sono italiani.

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