File di stranieri ai seggi; voti in cambio di 5 euro; infiltrazioni da parte di esponenti di centrodestra e supporter di Claudio Scajola. E, sullo sfondo, l’ombra della malavita organizzata. Non si placano le polemiche sulle Primarie regionali liguri del centrosinistra dell’11 gennaio, vinte da Raffaella Paita per 4.000 voti su Sergio Cofferati, che già nella serata di domenica aveva denunciato numerose irregolarità. “Ho sentito di voti pagati 5 euro o cene” rivela Luigi Giordano, rappresentante di lista di Cofferati nel seggio di Ceriale. Impietosa l’analisi di Christian Abbondanza della Casa della Legalità, per cui le primarie “hanno visto prevalere la candidata prediletta di Claudio Burlando e del suo amico Scajola nei territori dove è consolidato dagli anni ’80 il rapporto tra mafia, massoneria e politica”. Mentre Franco Orsi, sindaco di Albissola ex Pdl e scajoliano doc, ammette di aver votato Paita e parla di “risultati superiori a qualunque possibile contestazione”. A Certosa, nella periferia genovese, alcuni testimoni avrebbero visto un uomo distribuire santini elettorali e monete da due euro vicino al seggio. Si tratterebbe, secondo voci non confermate ufficialmente, di Umberto Lo Grasso, ex consigliere comunale Idv e già indagato per l’inchiesta sulle firme taroccate per Burlando alle Regionali del 2010. Ma il diretto interessato replica. “Io non ho visto niente di anomalo. Se vuoi fare una ‘raccolta’, la fai… Io ho portato solo mio figlio”. Per Angelo Chiaramonte di Sel siamo di fronte a un “inquinamento politico, con un’alleanza pro Renzi in salsa ligure”. Bocche cucite, invece, nel Pd, in attesa dell’imminente responso del Comitato dei Garanti  di Cosimo Caridi e Lorenzo Tosa

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