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Salva-Berlusconi: Renzi, fanfaronate e manine

Salva-Berlusconi: Renzi, fanfaronate e manine
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La domanda sulla titolarità della manina che ha infilato l’articolo 19bis (Salva Silvio) nel decreto fiscale di fine anno, ha la stessa risposta scontatissima dei tanti misteri rimasti irrisolti nel nostro dopoguerra. Tipo le impronte (evidentemente nerissime) mai rilevate sulle bombe nella filiale milanese della Banca dell’Agricoltura; seppure analoghe a quelle sull’attentato omicida alla stazione di Bologna.

Come sempre la tragedia virata a farsa. A diversissimi livelli di gravità, sempre il solito “segreto di Pulcinella”. Per cui non vale la pena scervellarsi: il colpo di mano di fine anno è opera dello stesso Renzi, che – del resto e dopo un certo tracheggiamento – se ne è dichiarato responsabile.

Semmai l’episodio – tra il risibile (per le modalità) e l’indegno (per la sostanza) – serve a capire definitivamente con chi abbiamo a che fare nel supremo vertice della compagine governativa. La diagnosi definitiva sulla personalità renziana.

Alla sua comparsa sulla scena nazionale questo blog aveva evocato un ormai dimenticato personaggio dei fumetti anni Cinquanta (“Superbone”, de il Monello) quale caricatura del ragazzotto superficiale e pretenzioso. Poi il Nostro rivelò attitudini al killeraggio (il “staisereno Enrico” cinguettato/sibilato a Letta jr.) che – comunque – traevano forza da una propensione alla menzogna seriale.

Ora il malfamato 19bis aggiunge una tessera al mosaico: trattasi di uno stratega spericolato ma pure maldestro. Infatti sbaglia chi imputa al Renzi una sorta di vassallaggio psicologico nei confronti dell’imbolsito pregiudicato di Arcore. L’incommensurabile iomania del “premier mai votato” funge da efficace vaccino al riguardo. Semmai la molla è la furberia di offrire un’uscita di sicurezza al condannato per frode fiscale in quanto persona, come mossa di posizionamento tattico per sottrargli l’elettorato; così rassicurato sulla di lui reale natura “destrorsa” (intesa come condiscendenza nei confronti di una visione “spregiudicata” della vita e una smaccata propensione per gli abbienti, seppure truffaldini).

Insomma, gratificare l’interlocutore e – nel frattempo – sfilargli la borsa (delle monete elettorali). Per inciso, mossa attuata senza tener conto che il presunto scippato, nonostante gli anni e le disavventure, può ancora tenere in serbo qualche contromossa imprevista. Magari rivelando la stessa sottovalutazione “ad autogol” dell’interlocutore che già portò alla rovina l’iomaniaco principe degli anni Novanta: il Massimo D’Alema che concepì la Bicamerale per offrire una ciambella di salvataggio a Silvio Berlusconi, presunta “anatra zoppa”, ed evitare la premiership della destra di avversari ritenuti ben più attrezzati e meglio posizionati dell’allora tycoon alle soglie del fallimento. Tipo Mario Monti (sic!). Sicché Berlusconi rischia di ridimensionare l’apprendista stregone di Rignano sull’Arno con un colpo di coda. Ma un colpo di coda può arrivare dall’elettorato che questo disegno ipotizza rimbecillito e ingreggiato: se i sondaggi segnalano la riduzione nella velocità di crociera del Pd, questo è l’inizio dell’ennesima diaspora a sinistra (che le nuove acquisizioni ottenute dalla liquefazione di Forza Italia non riusciranno a colmare). Lo scopriremo vivendo…

Tuttavia, esiste un aspetto sommamente inquietante che va oltre l’aritmetica dei voti: l’ulteriore incanaglimento di una vita pubblica già inquinata a livello mortale da fenomeni corruttivi e scandali vari.

Se la crisi italiana – politica, economica e culturale – origina da un antico deficit etico, nel graduale scivolamento delle classi dirigenti verso standard da repubbliche delle banane, come può assicurarne il risanamento chi porta a compimento la trasformazione della politica in una scriteriata corsa ad arraffare il potere? Chi aveva garantito maggiore sobrietà nei costumi pubblici e poi si rivela un arrampicatore sociale obnubilato dal consumo ostentativo a spese del contribuente, come una Pinotti qualsiasi? Questo per dire che le fanfaronate a Courmayeur non sono soltanto spie del parvenu che si pavoneggia. Sono i segni inquietanti di una volontà di prenderci per il naso che promette ulteriori deflagrazioni nel peggio.

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