Cultura

Raffaello Sanzio, la Madonna Esterhazy a Palazzo Marino fino all’11 gennaio

“È Il regalo di Milano alla città, è un’opera che farà emozionare il grande pubblico sempre più numeroso e l’allestimento, che prevede l’esposizione di altri due dipinti dell’arte rinascimentale milanese, accompagnerà i visitatori attraverso nuove suggestioni”, ha commentato il sindaco della città Giuliano Pisapia

di Francesca Polacco

Prezioso regalo di Natale per la città di Milano: fino all’11 gennaio del 2015 nella sala Alessi a Palazzo Marino, la cinquecentesca sede del Comune, sarà ospitata la Madonna Esterházy di Raffaello Sanzio che rinnova l’appuntamento con i capolavori dell’arte durante le feste. La splendida opera dipinta dal genio del Rinascimento nel 1508 proviene dal Museo delle Belle Arti di Budapest (Szépmûvészeti Múzeum), un prestito che conferma la consolidata collaborazione tra il Comune di Milano e il Museo e che a breve vedrà la realizzazione di altri importanti progetti.

Una mostra gratuita, curata da Stefano Zuffi, che porta avanti una tradizione a cui milanesi, scolaresche e turisti sono molto affezionati e che, ogni anno, riscuote un notevole successo di pubblico. L’opera, che segna la conclusione del fondamentale periodo trascorso da Raffaello a Firenze e la decisione di trasferirsi a Roma, raffigura la Madonna col Bambino poggiato su una roccia e San Giovanni Battista fanciullo, sulla sinistra del quadro, intento a decifrare un messaggio su un cartiglio, tutti e tre legati da una forte intesa sentimentale sottolineata da sguardi e gesti carichi di umanità. La scena è ambientata in un ampio paesaggio naturale sullo sfondo del quale emergono ruderi del Foro Romano dipinti con precisione topografica, a riprova di una conoscenza diretta e di una convinta “immersione” nella classicità che fa pensare che il dipinto venne progettato a Firenze, ma eseguito immediatamente dopo l’arrivo del pittore nella capitale. Nella tela affiora chiaramente la volontà di Raffaello di ispirarsi a Leonardo Da Vinci, conosciuto e studiato attentamente durante i 4 anni trascorsi a Firenze, e la sua capacità di elaborare in modo geniale e originale gli spunti offerti dal grande scienziato del Rinascimento.

Un’opera attorno alla quale vi è un alone di mistero, probabilmente anche a causa della sua presunta incompiutezza, non si conosce inoltre né il committente né la destinazione e si sostiene che Raffaello l’abbia sempre tenuta con sé. Un biglietto sul retro dice che venne donata da papa Clemente XI all’imperatrice Elisabetta Cristina d’Asburgo poi, tra il 1721 e 1812, passò alla famiglia di collezionisti ungheresi Esterházy.
La mostra è anche l’occasione per ricordare le vicende legate a questa tela, soprattutto il clamoroso furto avvenuto nel 1983 al Museo di Budapest quando un gruppo di malviventi italiani, approfittando di un periodo di restauri, trafugò sei opere d’arte tutte di scuola italiana su commissione di un magnate greco, tra cui la Madonna Esterházy, insieme ad altri quadri di Raffaello, Giorgione, Tintoretto e Tiepolo. La notizia fece il giro del mondo e le indagini scattarono immediatamente finché questa sorta di intrigo internazionale non fu sciolto con il ritrovamento di tutti i capolavori in un convento in Grecia ormai sconsacrato e i ladri tutti arrestati.
“È Il regalo di Milano alla città, è un’opera che farà emozionare il grande pubblico sempre più numeroso e l’allestimento, che prevede l’esposizione di altri due dipinti dell’arte rinascimentale milanese, accompagnerà i visitatori attraverso nuove suggestioni”, ha commentato il sindaco della città Giuliano Pisapia alla presentazione. Insieme al capolavoro di Raffaello, infatti, saranno esposti altri due dipinti simili per soggetto e per epoca: la Vergine del Borghetto, attribuita a Francesco Melzi, copia antica della Vergine delle rocce di Leonardo rimasta nel capoluogo lombardo e concessa dall’istituto delle Suore Orsoline, e la Madonna della rosa di Giovanni Antonio Boltraffio, prestito del Museo Poldi Pezzoli. Molte le affinità, dalle espressioni dei volti alle pose dei personaggi, altrettante le differenze, nella concezione del paesaggio e delle luci, che rimarcano l’unicità dell’arte di Raffaello e la bellezza della Madonna Esterházy.

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