Il Canada nell’immaginario collettivo è una delle regioni più tranquille ed ordinate del pianeta. In realtà non è così. I rapimenti di funzionari governativi avvenuti nel 1970 ad opera del Fronte di Liberazione del Quebec (la famosa crisi d’Ottobre), il massacro all’Ecole Polytechnique di Montreal nel 1989 e la sparatoria al Dawson College nel 2006 testimoniano che il Canada non può essere considerato estraneo ad azioni terroristiche.

La scelta di Ottawa come bersaglio di un attacco potrebbe, poi, non essere casuale.

Due anni fa, a giugno, un rapporto al Governo – intitolato “Report of the Auditor General of Canada to the Board of Internal Economy of the House of Commons” non descriveva così serena la situazione, rappresentando la sussistenza di micidiali falle nel sistema di sicurezza dell’area urbana in cui ha sede il Parlamento.

In primo luogo veniva evidenziata una sostanziale sconfortante confusione in ruoli e missioni: a gestire la security in quella zona ci sono (perché dopo il report non è successo nulla) ben quattro entità e più precisamente la Royal Canadian Mounted Police (le leggendarie Giubbe Rosse), il servizio di protezione del Senato, i servizi di sicurezza della House of Commons e – nelle strade circostanti – la Polizia di Ottawa. I conflitti di giurisdizione e di competenza, facili a immaginarsi, suggerivano già allora di unificare la forza d’ordine così da ottenere un singolo punto di comando.

Quando, nel 2009, gli attivisti di Greenpeace decisero di scalare ed occupare il tetto del West Block dell’edificio parlamentare, emerse che nessuno aveva giurisdizione sulla sommità del palazzo: il distaccamento delle Giubbe Rosse aveva incarico di presidiare il piano terra, alle forze di sicurezza di Camera e Senato spettava la protezione all’interno delle sedi governative e i poliziotti di città non avevano competenze diverse da quelle di controllare le strade viciniori. L’incredibile bega non era ancora stata risolta a tre anni di distanza, quando il rapporto veniva stilato.

Tra le numerose osservazioni balzava agli occhi degli ispettori un’altra bizzarra circostanza. Anche se l’Amministrazione della Camera dei Comuni aveva sviluppato strategie di difesa per le infrastrutture immobiliari e aveva rivisitato gli organici degli addetti alla protezione, non esisteva alcun documento scritto che certificasse i piani come adeguati e soddisfacenti rispetto i fin troppo comprensibili obiettivi di sicurezza. In compenso – si legge nel rapporto – l’unica valutazione effettuata si limitava a considerare le violazioni della sicurezza avvenute nel passato e a sottolineare che non si erano mai verificati episodi di violenza che avessero provocato lesioni gravi o morti.

Non ho il polso della situazione italiana, vuoi per il fatto di esser stato messo bruscamente alla porta dopo oltre 37 anni di onorato servizio, vuoi per la paura di dover constatare un quadro poco rassicurante.

Il dossier canadese, che potrebbe far sorridere i più distratti, deve invece suonare come un tonante monito. La recente lezione di Genova ci ha ricordato che non siamo pronti. Nemmeno quando abbiamo la consapevolezza del pericolo.

Il terrorismo non ha bisogno di “alluvioni” per devastare una Nazione. E a guardare il cielo, la nuvolosità sembrerebbe in aumento….

Twitter: @Umberto_Rapetto

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