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Lego rompe con Shell dopo video di Greenpeace contro piattaforme

L'organizzazione ambientalista aveva pubblicato un video con protagonisti i mattoncini che, in Artico, venivano sommersi dal petrolio estratto da una piattaforma della compagnia olandese. Il produttore di giocattoli: "Fraintendimenti fra i nostri azionisti"
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Niente più mattoncini Lego in regalo alle pompe di benzina Shell. Il produttore di giocattoli danese, infatti, non rinnoverà l’accordo siglato nel 2011, in seguito alla campagna online di protesta contro le trivellazioni nell’Artico. A luglio Greenpeace aveva pubblicato un video, divenuto presto virale, che mostrava un paesaggio artico in cui campeggiava una piattaforma della Shell, fatta di mattoncini Lego in cui persone, animali e fauna vengono sommersi dal petrolio. Il messaggio dell’associazione ambientalista a conclusione del video recita “La Shell sta inquinando l’immaginazione dei nostri bambini”. 

 

Joergen Vig Knudstorp, amministratore delegato di Lego, ha affermato che la polemica “potrebbe avere creato dei fraintendimenti fra i nostri azionisti“, aggiungendo che la sua compagnia non ha intenzione di restare invischiata in una campagna di proteste. Dopo la pubblicazione del filmato Lego si è espressa in modo ufficiale solo con l’annuncio che l’accordo non sarà rinnovato e non ha reso noto alcun dettaglio del contratto con Shell, come ad esempio la scadenza dell’intesa. Per contro nemmeno la compagnia petrolifera ha rilasciato dichiarazioni sullo scioglimento contrattuale anche se finora la co-produzione tra le due aziende ha riscosso molto successo. Il primo accordo tra Lego e Shell risale al 1966.

Sulla vicenda, Greenpeace Italia ha diffuso un comunicato: “A differenza di Shell, la politica aziendale Lego prevede l’impegno a produrre più energia rinnovabile di quella necessaria”, alla luce di questo impegno, Greenpeace insiste sull’importanza per l’azienda danese di scegliere “i propri partner con più attenzione quando si tratta delle minacce dei cambiamenti climatici”. Ian Duff, responsabile della campagna Artico per Greenpeace ha quindi lanciato un messaggio alla compagnia petrolifera: “I vostri comportamenti distruttivi per il clima non sono più socialmente accettabili”. Nonostante il naufragio della Kulluk nel 2012 la Shell: “Ha presentato all’amministrazione americana nuovi piani per esplorazioni petrolifere al largo dell’Alaska – continua la nota-  a dimostrazione che l’azienda è pronta a portare avanti i propri piani di trivellazione”. 

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