Primo caso di Ebola diagnosticato negli Stati Uniti. Il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) di Atlanta, la massima autorità sanitaria negli Usa, ha infatti annunciato il primo caso sul territorio nazionale. Si tratta di un paziente ancora non identificato che era stato ricoverato al Texas Health Presbyterian Hospital di Dallas presentando tutti i sintomi della febbre emorragica. Un paziente adulto che nelle ultime settimane ha viaggiato in alcune zone dell’Africa Occidentale dove si trovano i focolai del virulento virus, come hanno confermato le autorità sanitarie del Texas. E che ha sviluppato i sintomi proprio al ritorno del suo viaggio.

Nelle ultime settimane molti erano stati i casi sospetti (almeno dodici) che avevano messo in allerta diversi ospedali Usa, anche a New York e Miami. Ma finora tutte le persone esaminate erano risultate negative al virus. Ma, secondo alcuni esperti, era solo questione di tempo. Il paziente è tenuto in stretto isolamento. Non è chiaro in quali Paesi abbia viaggiato. Quelli in cui l’emergenza è massima sono la Liberia, la Sierra Leone e la Guinea, dove l’Ebola ha già ucciso oltre 3.000 persone e infettato migliaia di altre. Altri focolai, però, sono stati individuati anche in Nigeria e in Congo.

All’interno dell’ospedale dove il paziente si trova in isolamento sono state attivate tutte le procedure di massima allerta per impedire il rischio di contagio ad altri pazienti, al personale medico e sanitario, ai volontari e ai visitatori. E’ proprio l’America – come ha ribadito negli ultimi giorni anche il presidente Barack Obana – che sta guidando la lotta a Ebola nel mondo, con la Casa Bianca che ha deciso di inviare nelle regioni africane flagellate dal virus migliaia di soldati, oltre che attrezzature sanitarie e ospedali da campo. Il tentativo è quello di contenere Ebola, frenarne il contagio e debellarla lì dove sono i focolai.

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