“The vow”, è un voto, una promessa solenne quella che i leader dei tre principali partiti britannici mettono nero su bianco sul quotidiano scozzese Daily Record . L’impegno, una sorta di giuramento, è quello di riconoscere maggiori poteri alla Scozia nel caso di vittoria del no al referendum del 18 settembre. David Cameron, Ed Miliband Nick Clegg firmano un impegno suddiviso in tre punti principali: il primo promette “vasti poteri” per il parlamento scozzese “secondo la tabella di marcia stabilita”, il secondo è a garanzia di “condivisione delle risorse in maniera equa”, quindi l’impegno “categorico” nel riconoscere al governo scozzese la decisione sul finanziamento dell’Nhs, il servizio sanitaria nazionale che costituisce una delle maggiori incognite in caso di indipendenza secondo parte dell’elettorato.

Ieri il premier britannico aveva lanciato un appello accorato ai votanti: “La Gran Bretagna è diventata tale grazie alla grandezza della Scozia. Non fate a pezzi questa famiglia” ha implorato il primo ministro conservatore ad Aberdeen, nel tentativo di scongiurare quello che ha definito più che una separazione, un “divorzio doloroso”. Cameron ha parlato sotto una grande scritta ‘Let’s stick together’ (Restiamo insieme): l’esortazione per eccellenza, come a rendere più diretto possibile il messaggio di unità di giorno in giorno fattosi più urgente, di pari passo con i sondaggi consolidatisi su un ‘too close to call’che detta un livello di incertezza impensabile fino a qualche settimana fa. Ad Aberdeen, città simbolo di quella industria petrolifera che gli indipendentisti vorrebbero gestire da sé Cameron ha anche ribadito che nel caso di vittoria dei sì non si potrà più tornare indietro perché in ballo “è il futuro del nostro Paese” andando anche oltre e, tra ironia e realismo, rassicurato: “Se non vi piaccio io, non rimarrò qui per sempre. Se non vi piace il governo, non durerà per sempre. Ma se lasciate il Regno Unito questo sarà per sempre”, in quello che forse per un’audience scozzese potrebbe risultare il messaggio più convincente.

Il leader dell’Snp Alex Salmond però insiste, sicuro, e dà la sua risposta a chi vede nei rischi economici e finanziari di una Scozia staccata da Londra l’ostacolo all’indipendenza (ultimi lunedì sera a lanciare l’allarme l’ex governatore della Federal Reserve Alan Greenspan e il presidente della Banca mondiale Robert Zoellick). A Edimburgo il leader indipendentista ha chiamato a raccolta esponenti del business scozzese cui ricorda il suo progetto per una società più giusta, citando il filosofo ed economista scozzese Adam Smith: “Era Adam Smith a sostenere che nessuna società può crescere florida e felice se troppa della sua gente non beneficia della sua ricchezza. Dobbiamo ascoltare quelle parole e il messaggio di chi in Scozia crea lavoro e ricchezza è che la terra di Adam Smith crescerà florida come Paese indipendente”

Intanto il Daily Telegraph online rivela che non era stata una gaffe quella della regina Elisabetta II che aveva espresso la speranza che gli scozzesi riflettessero bene prima di votare. Elisabetta aveva deciso che qualcosa avrebbe detto rispetto e aveva maturato l’intenzione nella serata di sabato avvertendo i suoi più stretti collaboratori che il giorno seguente, dopo la funzione religiosa della domenica a Balmoral, avrebbe in effetti parlato. 

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