“Salutamelo e digli che conoscevo suo padre”. Dal carcere di massima sicurezza di Voghera – dove sta scontando l’ergastolo – il boss Nino Imerti, conosciuto con il soprannome di ‘Nano feroce’, parla così ai suoi parenti che gli facevano visita il 16 settembre 2010. Imerti è uno dei protagonisti della seconda guerra di mafia che, con quasi mille morti ammazzati, ha insanguinato Reggio Calabria tra il 1985 e il 1991. I saluti del boss erano rivolti all’ex assessore comunale all’Urbanistica, Luigi Tuccio, che si era da poco fidanzato con una parente acquisita di Imerti, mentre il padre di Luigi è l’allora magistrato Giuseppe Tuccio, ex presidente della Corte di Cassazione. “È stata una brava persona sempre – dice il boss nell’audio pubblicato in esclusiva da ilfattoquotidiano.it – anche quando faceva i processi… se poteva aiutare qualche…”. Ma questa intercettazione, utilizzata dal pm Giuseppe Lombardo per chiedere la proroga del carcere duro nei confronti di Nino Imerti, è tornata a destare clamore proprio in questi giorni. Il 16 agosto, infatti, l’ex magistrato Tuccio ha denunciato il tentativo dei carabinieri del Ros di piazzare una microspia nella sua abitazione. L’anziano magistrato, presentando un esposto in Procura, si è chiesto il perché un giudice “sia stato messo sotto inchiesta, trattato alla stegua di un boss” o se “si tratti di un’iniziativa arbitraria di qualche investigatore”. Il riferimento dell’ex magistrato va proprio a questa intercettazione che lo travolse insieme al figlio, rivelando la sua parentela ‘pericolosa’. Tanto da portare Luigi Tuccio a dimettersi nel marzo 2012, dopo l’arresto della suocera accusata di aver favorito il latitante Domenico Condello  di Lucio Musolino

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