A sei ore dal sì della Camera all’autorizzazione a procedere per Giancarlo Galan è scattato l’arresto. All’ex ministro della Cultura è stata notificata poco fa dalla Guardia di Finanza l’ordinanza di custodia in carcere emessa dal Gip di Venezia il 4 giugno scorso. L’accusa è corruzione.

Dal 12 luglio scorso il deputato era ricoverato all’ospedale di Este per una flebite conseguenza della frattura ad un perone. In ospedale, con la lettera di dimissioni, Galan ha ricevuto la notizia del verdetto della Camera favorevole al suo arresto per l’inchiesta Mose. Il parlamentare sarà portato in carcere ad Opera (Milano) che ha un centro clinico con una struttura infermieristica adeguata alle cure di cui necessita.

Per i pm di Venezia, che avevano chiesto il carcere al giudice per le indagini preliminari, l’ex presidente del Veneto ha accumulato un tesoretto: un milione e 100mila euro per ristrutturare la villa sui Colli Euganei; 200mila euro consegnati nel 2005 all’Hotel Santa Chiara di Venezia da Piergiorgio Baita, allora presidente della Mantovani Costruzioni, diventato la gola profonda dell’inchiesta con ampie confessioni, per finanziare la sua campagna elettorale. E ancora: 50mila euro, nello stesso anno, versati in un conto corrente presso S.M. International Bank Spa di San Marino. Più altri finanziamenti per altre campagne elettorali consegnati sempre da Baita alla Minutillo. E l’ex segretaria aveva raccontato che un’ulteriore ricompensa consisteva nell’”intestare quote di società che avrebbero poi guadagnato ingenti somme dal project financing a prestanome dei politici di riferimento”, Galan in primis.

Galan dopo una vita da “Doge” in Veneto, come lo avevano soprannominato per il suo lungo ‘regno alla guida della Regione, dal 1995 al 2010, andrà in carcere. ‘Incastrato’ “nell’affaire” Mose da ex amici ed ex segretaria, ha provato a difendersi strenuamente negando tutto e sostenendo di essere stato coinvolto perché “altri dovevano nascondere i soldi”.

Padovano, 58 anni, Galan ha rappresentato dalla metà degli anni Novanta il nuovo della politica in Veneto quando, da fondatore di Fi, prese in mano la Regione e la governò per 15 anni di fila, prima di passare lo ‘scettro’ al leghista Luca Zaia. È stato tra i 18 soci fondatori di Forza Italia e nominato da Silvio Berlusconi coordinatore veneto del partito a 33 anni quando è direttore generale di Publitalia. 

Parlamentare nel 1994, a soli 39 anni nell’aprile del ’95 conquista con il 38,2% di voti la poltrona più importante della giunta regionale del Veneto. Negli anni dell’incarico di presidente della Regione aumenterà il successo personale, raggiungendo il 54,9% alle elezioni del 2000 e venendo riconfermato ‘Doge’ nel 2005 ad elezione diretta con il 50,5%. Ed è da presidente del Veneto che Galan finisce nel giugno di quest’anno al centro dell’inchiesta sul Mose. Secondo l’accusa, avrebbe ricevuto denaro, uno ‘stipendio’ di circa un milione di euro l’anno, dal Consorzio Venezia Nuova (Cvn) per favorire i lavori delle grandi dighe mobili, accelerando gli atti amministrativi di competenza della Regione assieme al suo ‘fedelissimo’ Renato Chisso, assessore alle Infrastrutture, ora in carcere. 

Nonostante sia convinto che “fare il presidente del Veneto sia il mestiere più bello del mondo”, Galan nel 2006 si lascia tentare da un posto a palazzo Madama, ma il 12 luglio, dopo tre mesi, lascia l’incarico ritornando a Palazzo Balbi. Viene rieletto in Senato nel 2008, ma si dimette per incompatibilità. Nel giugno 2009 si risposa. In una cerimonia con Berlusconi e Dell’Utri testimoni impalma Sandra Persegato, che pochi mesi prima delle nozze gli ha dato una bimba. Nessun regalo politico però per quelle nozze perché a fine anno il Popolo delle Libertà decide di non ricandidarlo per un quarto mandato dando il via libera a Zaia. Per l’ex governatore è il momento allora di scelte nazionali: ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali in sostituzione proprio di Zaia nel 2010, l’anno dopo è ministro per i Beni e le Attività Culturali. Nel febbraio dello scorso anno Galan viene eletto alla Camera e nominato Presidente della VII Commissione Cultura, Scienza e Istruzione.

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